Meloni e il Manifesto di Ventotene ossia: come (non) si leggono i testi

di Pietro Giannini

A conclusione del suo discorso alla Camera del 19 marzo Giorgia Meloni ha citato le seguenti frasi prese dal Manifesto di Ventotene (per le citazioni facciamo riferimento all’opuscolo pubblicato da Repubblica in allegato al quotidiano qualche giorno prima):

(1) “La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso, non dogmaticamente in linea di principio” (p. 41);

(2) “Nelle epoche rivoluzionarie, in cui le istituzioni non debbono già essere amministrate, ma create, la prassi democratica fallisce clamorosamente” (p. 32);

(3) “Nel momento in cui occorre la massima decisione e audacia, i democratici si sentono smarriti, non avendo dietro di sé uno spontaneo consenso popolare, ma solo un torbido tumultuar di passioni” (p. 33);

(4) “La metodologia democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria” (p. 33);

(5) “Esso (il movimento rivoluzionario) attinge la visione e la sicurezza di quel che va fatto non da una preventiva consacrazione da parte dell’ancora inesistente volontà popolare, ma dalla coscienza di rappresentare le esigenze profonde della società moderna. Dà in tal modo le prime direttive del nuovo ordine, la prima disciplina sociale alle informi masse. Attraverso questa dittatura del partito rivoluzionario si forma il nuovo stato, e intorno ad esso la nuova democrazia” (pp. 46-47).

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