di Ettore Catalano

Un libro scritto a quattro mani da Francesco Erriquez e Giuseppe Palma affronta l’analisi dettagliata dell’intera cinematografia di Pupi Avati, sulla base anche di una preziosa intervista rilasciata dal Maestro ai due autori nella sua casa romana: così si presenta l’elegante volume Pupi Avati. Tutto il suo cinema dagli esordi a L’orto americano appena uscito nella Historica/ Giubilei Regnani (Roma 2025). Come nota nella sua Prefazione lo stesso Pupi Avati, ed è notazione di grande rilievo e soddisfazione per i due autori, “sia il mio cinema che la loro scrittura parlano la stessa lingua, ricorrono allo stesso lessico”. Nella Introduzione Erriquez e Palma sfiorano subito il nucleo fondante del loro lavoro, aderendo all’invito del Maestro a proposito del suo recente Dante, alla sua affermazione secondo cui l’amore fra Dante e Beatrice fu totalizzante, perché fu per l’Eternità, come risponde Avati. Il loro lavoro, dunque, si propone di articolare l’arte visionaria del regista mettendo insieme l’acribia, il dettaglio, la profondità anche tecnica dell’analisi con l’emozione di chi guarda con rispetto e partecipazione alla creazione artistica dispiegata dal regista in oltre cinquanta film e in un numero considerevole di sceneggiature. A mio parere, qui si affaccia subito, a proposito di Dante e del bel film di Avati (piaciuto a tanti dantisti e anche a me e invece snobbato dai critici cinematografici), la presenza, forse sotto traccia, delle acutissime riflessioni di Borges sull’opera di Dante e sul rapporto fra Dante e Beatrice in particolare.