
Tipografia Mariano. Arco Andriani, prima porta a sinistra per che vi entra da Via Lillo: Tipografia Mariano, anni Settanta, a Galatina: questa la meta del ragazzino di dodici anni, che veloce sulla sua bicicletta rossa portava con sé il plico da consegnare al tipografo. Era l’articolo in bozze di mio padre appena corretto per il prossimo numero del “Corriere” di Galatina, diretto da Carlo Caggia. Entravo nella tipografia dove si aggiravano operai con una matita dietro l’orecchio e gli occhiali sulla fronte, adorni di una pettorina rigida unta di nero di seppia, intorno a un grande tavolo sopra il quale erano disposti in bell’ordine quadrati in legno contenenti i caratteri in ferro, ogni carattere una lettera dell’alfabeto, che il proto abilissimo sostituiva nell’atto della correzione, con un occhio ai piccolissimi ferri ed uno alle bozze cartacee; poi vi passava un rullo pieno d’inchiostro, prima di sottoporre al torchio il quadrato: ogni quadrato una pagina del giornale, che miracolosamente fuoriusciva dalla rotativa al girare manuale d’una grande ruota metallica. E allora il tipografo – gli occhiali calati sul naso – prendeva in mano il foglio un po’ molle per l’inchiostro ancora umido, lo stendeva davanti a sé per contemplare l’opera e, sì, si dichiarava soddisfatto! “Ringrazia papà”, mi diceva, sorridendomi, ed io me ne partivo sulla mia bicicletta rossa contento di aver assolto alla delicata missione, già allora tradotta in un’esperienza estetica che non avrei dimenticato.