Non sono un nativo digitale, ma ho immediatamente adottato il computer per scrivere testi prima e poi per collegarmi alla rete, ascoltare musica, guardare film, catalogare foto, realizzare presentazioni sostituendo diapositive e lucidi, digitalizzare documenti antichi, creare contenuti con l’intelligenza Artificiale. Queste innovazioni sono realizzate dai creativi, ma, una volta in mano agli amministrativi, diventano strumenti di vessazione. Il risultato da una parte è di togliere lavoro a tantissime persone, basti pensare agli impiegati di banca, dall’altro di scaricare il lavoro sugli utenti, che devono sostituire gli impiegati: chi non ha ricevuto una preparazione amministrativa si vede assegnare oneri amministrativi sempre più impegnativi. Si può agire diversamente? Si può.
Nel 2000 ho avuto un progetto finanziato dalla National Science Foundation degli Stati Uniti. Mi arrivò, per posta, un assegno a mio nome, con tutta la cifra del progetto. L’amministrazione del mio dipartimento lo sequestrò, cercando di capire il da farsi. Mi fu chiesto di dividere la somma in capitoli di spesa, cosa non richiesta da NSF. Il progetto era di 5 anni ma io dovevo dire fin da subito come volevo spendere quei soldi, poi magari avrei potuto fare una variazione di bilancio; quando questo fu necessario il percorso fu lungo e laborioso. Da quel progetto scaturirono due monografie, tre dottorati di ricerca, un corso per dottorandi USA, un numero rilevante di pubblicazioni scientifiche e la digitalizzazione dei lavori sulla diversità degli idrozoi (undicimila titoli). Più di quanto avevo promesso per ottenere il finanziamento. Finito il progetto mi attendevo la richiesta del rendiconto finanziario, ma non arrivava. Così telefonai al numero di riferimento, presso la sede della National Science Foundation. Al secondo squillo risponde una voce. Mi presento, e sa chi sono, ha seguito l’andamento del progetto. Chiedo lumi sul rendiconto finanziario. Non ce n’è bisogno, ha prodotto molto più di quel che ci attendevamo e quindi perché perdere tempo in scartoffie? Appresi, allora, che avrei potuto mettere quei fondi sul mio conto corrente e amministrarli a mio piacimento, tenendo una parte per me, per compensare il mio lavoro. La mia università ne tenne una parte per sé e fece mille difficoltà per usare quei fondi: pagavo l’amministrazione con i soldi del progetto e in cambio venivo ostacolato.
Il burocrate dell’NSF mi disse che se non avessi ottenuto i risultati promessi mi sarebbe stato chiesto di giustificare quei soldi, fino all’ultimo centesimo. In quel momento capii che si possono anteporre i risultati agli adempimenti: il rispetto degli adempimenti si deve verificare solo a fronte di mancanza di risultati.
Quando coordinai un progetto europeo con 22 stati di tre continenti e trecento ricercatori mi resi conto dell’importanza di una burocrazia efficiente. Il gruppo di amministrativi/e che prese in mano il progetto da un punto di vista finanziario funzionò a meraviglia. Io dicevo cosa si doveva fare e loro trovavano come farlo, rispettando le regole europee. Non avvenne mai che dicessero: questo non si può fare, dicevano: pare che non si possa fare, ma ora troviamo un modo per farlo. Moltissimi burocrati quando non sanno come fare non vogliono prendersi responsabilità operative. Nel dubbio… fermano tutto. Il mio compito di coordinatore fu di vessare chi non realizzava gli obiettivi promessi e, poi, di mettere tutto assieme in un report “olistico” come richiesto dalla Commissione Europea.
La natura ci insegna che struttura (la forma) e funzione (la sostanza) evolvono assieme e che gli esseri più semplici (dai batteri alle meduse) hanno vite evolutive lunghissime, mentre gli esseri molto complicati durano poco. Oggi le procedure, gli adempimenti, sono prevalenti sugli obiettivi. Non a caso quando si istituì la protezione civile si pensò bene di abolire, in caso di emergenze, le procedure burocratiche: se le seguiamo si ferma tutto. La stessa procedura fu seguita per il Ponte San Giorgio a Genova. Il ponte sullo stretto di Messina non c’è, ma abbiamo speso milioni di euro in progetti.
[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 16 marzo 2025]