Più interessante, senza dubbio, il secondo tentativo di Verri, quello che forse rispecchia meglio la sua personalità, “Pensionante de’ Saraceni”, fondato a Lecce, che come “foglio di poesia e letteratura” va avanti per complessivi tredici numeri dal 1982 all’84 e poi come “rivista di letteratura” per altri cinque fascicoli, dal 1985 all’86[3]. Nel breve articolo di fondo comparso sul primo numero, Verri proclama “l’inquietudine e la voglia di fare comune a tutti i collaboratori”, che garantiscono l’esistenza del foglio, e manifesta polemicamente il suo disprezzo contro chi “colleziona titoli in questa specie di mercato della bruschetta che è la letteratura”[4]. Ancora più chiaramente esponeva il suo programma di rifiuto di una letteratura mercificata e asservita al potere nel numero di gennaio-febbraio 1983, a un anno di distanza da quel primo foglio: “Continuare a distinguere tra buona letteratura, buone operazioni, interventi seri, da quello che è, come dice Arbasino, ‘la topaia dei traffici ai margini e alle spalle della letteratura’ […] Conoscere e far conoscere nuova gente, ribadire scelte, rafforzare vocazioni […] inquietare, per quanto possiamo, una cultura pavida e silenziosa, o pungere, fino allo scoppio, quelle grosse nuvole che ci stanno sopra, gonfie come sono di pressapochismo e di cialtroneria”[5].
In effetti col “Pensionante”, un foglio di color giallo paglierino, a volte più chiaro a volte meno, con la testata sempre diversa dal lato grafico, Verri ampliò notevolmente numero e qualità dei collaboratori grazie alla fitta rete di rapporti che era riuscito a stabilire. Sul periodico compaiono infatti, oltre ai nomi già presenti nell’ultimo numero di “Caffè Greco”, come C. A. Augieri, R. Nigro, W. Vergallo, B. Balistreri, E. Corianò, L. Mancino, M. Pierri, L. Angiuli, E. Panareo, anche quelli di E. U. D’Andrea, G. Pellegrino, P. Manni, A. Errico, S. Toma, M. Nocera, A. De Jaco, V. Fiore, e ancora di autori non salentini o pugliesi come L. Caruso, B. Brancher, G. Toti e di alcuni stranieri come G. Astalos e M. Andrade, da allora intimi sodali di Verri. Ma non si può dire certo che questo foglio presenti una linea precisa e coerente (né d’altra parte forse si poteva pretendere questo da Verri), dal momento che su di esso compaiono testi assai diversi tra di loro e si va da composizioni più tradizionali ad altre più sperimentali, senza parlare poi della qualità dei singoli pezzi, pubblicati senza una necessaria selezione.
Analoghe caratteristiche si ritrovano nella nuova serie che si configura come rivista, pubblicata dalle edizioni Erreci di Maglie, con un organigramma di redattori corrispondenti sparsi, oltre che in Italia, in ogni angolo del mondo (da Parigi a Bucarest, da New York a Sanger in California, da Cordoba a Buenos Ayres!). Suddivisa al suo interno in varie sezioni (Attualità, Sindacato nazionale Scrittori, Poesia, Immagini, Narrare, Carte internazionali, Saggi, Al banco), la rivista poteva contare sugli stessi collaboratori del foglio, oltre che su qualche straniero. Questa infatti diventa ora l’ossessione principale di Verri che in tal modo, assai discutibile in verità, ritiene di dover combattere il preteso provincialismo della cultura salentina. Questa ossessione sfocia in un numero (l’ultimo) intitolato Corriere internazionale, dove, per la massima parte, sono presenti testi provenienti dai paesi più lontani (addirittura Islanda, Norvegia, Danimarca, Svezia, Argentina, Brasile, oltre che Francia, Inghilterra, Svizzera). Forse il fascicolo più valido risulta quello dedicato interamente a Vittorio Pagano (a. II, n. 1, novembre 1985/giugno 1986), con saggi, interventi, testimonianze sul poeta e traduttore leccese e una scelta antologica di suoi testi, fascicolo che costituisce ancora oggi uno dei pochi titoli della bibliografia critica su Pagano.
Per continuare rapidamente l’esame dei periodici legati al nome di Verri, dobbiamo citare ora il “Quotidiano dei poeti”, apparso a Lecce il 1° marzo 1989, un giornale di grande formato, la cui ideazione grafica, a struttura modulare, è di F. S. Dodaro, da allora compagno di Verri in tante spericolate avventure editoriali. Il giornale presenta testi poetici, composizioni visuali, articoli e interviste di autori salentini e non (da Verri a Dodaro, da F. Tolledi a C. A. Augieri, da B. Brancher a L. Caruso, da U. Carrega a G. Toti, da F. Gelli a R. Mignani, da S. e C. Colazzo a E. Panareo, da F. Miglietta a R. Linzalone, da M. Perfetti a G. Astalos, da L. Curci a A. Bello, da V. Fiore a A. Errico). Questa iniziativa si protrae due anni dopo in “Ballyhoo”, quotidiano di comunicazione, diretto sempre da Verri a Lecce, che viene pubblicato ogni giorno, proprio come un quotidiano, dal 17 maggio al 30 maggio 1991. L’impostazione è sempre la stessa e i nomi dei collaboratori anche. Da mettere in rilievo il collegamento che, attraverso Bruno Brancher, si stabilisce con l’ambiente letterario milanese, di cui sono presenti sui vari numeri alcuni noti esponenti, come G. Majorino, G. Neri, M. Coviello, G. Oldani e F. Buffoni.
Un carattere particolare ha invece “On Board. Servizi & Cultura”, giornale del Centro regionale servizi, di cui a Lecce escono quattro fascicoli da febbraio a novembre-dicembre 1990, di cui escono quattro numeri nel 1990, un’altra iniziativa in cui è coinvolto Verri, che figura come direttore insieme ad Aldo Bello. Questo infatti non è un periodico letterario, in quanto affronta vari argomenti, non solo culturali, ma anche economici, giuridici, antropologici.
Anche “Titivillus. Mensile di culture”, che esce a Maglie dal 1991 al 1994 ed è diretto prima da Pino Refolo e poi dal giugno 1993 da Salvatore Colazzo, ha un carattere vario, ma al suo interno presenta una sezione, Scritture, affidata prima a Verri, che muore in un incidente stradale nel 1993, e Antonio Errico e poi a quest’ultimo e a Refolo. Qui sono pubblicati, fra l’altro, poesie di V. Fiore, G. Conte, F. Tolledi, F. Cezzi, R. Linzalone, E. U. D’Andrea, interventi di N. Carducci, L. Scorrano e interviste a A. De Jaco, A. Bevilacqua, M. Corti, F. Tentori. Due omaggi vengono tributati agli scomparsi S. Toma e A. Verri. Ma figurano anche racconti dello stesso S. Colazzo, Francesco Roat, Donatella Mori e altri, oltre che reportage di Mario Blasi. E forse la novità di “Titivillus” è proprio la presenza rilevante di testi narrativi, indubbiamente minoritari dal lato quantitativo rispetto a quelli poetici nella pubblicistica letteraria salentina di questi ultimi decenni.
Anche Verri, come Dodaro, che ho già nominato, ideò e realizzò coraggiosamente alcune collane di letteratura, di impostazione a volte più tradizionale, come quelle di poesia e narrativa “I Quaderni del ‘Pensionante’” (1983-87) e “I mascheroni” (1990-92), dove trovavano accoglienza le raccolte dei suoi amici e collaboratori dei suoi giornali, “Abitudini. Cartelle d’autore” (1988-1990), con Maurizio Nocera, e, insieme a Dodaro, le collane, già citate, di “nuova scrittura”, “Spagine” (1991), e di “nuova narrativa”, “Compact Type” (1990), “Diapoesitive” (1990) e “Mail Fiction” (1991).
Ora, prima di affrontare i periodici di più lunga durata della recente storia letteraria salentina, vanno almeno citati altri tentativi del genere, di più breve durata, a conferma delle dimensioni piuttosto estese della pratica della scrittura poetica nel Salento in tutti gli anni Ottanta ma anche in tempi più recenti (e qui non prendo in considerazione altre riviste di varia cultura, apparse nel periodo preso in esame, dove pure sono presenti a volte testi letterari, come “Sallentum” e “Contributi”). Un altro di questi fogli dalla vita effimera è “Spazi di-versi”, di cui, tra il 1984 e l’85, uscirono, prima a Parabita e poi a Gallipoli, tre numeri completamente diversi tra di loro nel formato e nella composizione della redazione, con testi, fra gli altri, di A. Errico, M. Cataldini e A. Verri.
Ben più a lungo è durato, e dura tuttora, l’inserto cultura di un mensile, “Presenza taurisanese”, fondato da Gigi Montonato nel 1983 e da lui diretto a Taurisano. L’inserto, dal titolo “Brogliaccio salentino”, si caratterizza per l’attenzione prevalente rivolta a fatti e personaggi della cultura locale. Sulle sue pagine, ad esempio, oltre che note informative, si possono leggere, poesie, interventi critici, recensioni. Tra i collaboratori ricordiamo: N. G. De Donno, F. Politi, D. Moro, E. G. Caputo, C. Corvaglia, per i testi poetici, in lingua e in dialetto; M. Marti, O. Macrì, A. Nowicki, R. Colapietra, E. Bonea, E. Panarese, N. Carducci, F. P. Raimondi, V. Zacchino, L. Graziuso, L. Scorrano, G. Pisanò, per i saggi e le recensioni.
Un cenno merita anche “Allestimento. Prove di scrittura”, inserto redazionale de “Il Bardo”, fondato da Maurizio Leo nel 1991 a Copertino e da lui diretto, senza fissa periodicità, che pubblica poesie e prose di autori prevalentemente salentini (o residenti nel Salento), come W. Vergallo, A. Colombo, C. A. Augieri, G. Conte, M. Zizzi, E. Coriano, M. Nocera, A. Laporta, L. De Rosa, F. S. Dodaro, P. P. De Giorgi, S. Donno, R. Astremo, oltre che lo stesso Leo.
Notevole spazio viene riservato alla letteratura, soprattutto agli interventi critici, anche sulle pagine di “Apulia”, trimestrale fondato e diretto a Matino da Aldo Bello nel 1975, prima denominato “Rassegna trimestrale della Banca Popolare di Matino e Lecce” e poi “Sudpuglia”, mentre un carattere particolare ha “Tabula rasa”, che presenta solo testi, in maggioranza narrativi, di giovani esordienti. Di questa rivista, pubblicata dall’Editrice Besa di Nardò dal 2002, sono usciti finora sei numeri.
Sempre negli anni Ottanta dunque nascono due periodici letterari che hanno avuto una vita piuttosto lunga. Uno di questi anzi si sta affermando come quello più longevo in assoluto, se non ci sbagliamo, nella storia letteraria del Salento, se si escludono le due serie dell’ “Albero” messe insieme. Ci riferiamo a “l’immaginazione” e “l’incantiere”. Incominciamo da quest’ultimo anche se cronologicamente viene dopo, proprio perché “l’immaginazione” continua regolarmente ad uscire.
“L’incantiere”, giornale di poesia, vede la luce nel 1987 come trimestrale del Laboratorio di poesia dell’Università di Lecce e va avanti fino al numero 59 del dicembre 2002[6]. La redazione è composta da Carlo Alberto Augieri, Arrigo Colombo, Nicola G. De Donno e Walter Vergallo, che figura come responsabile. Dal n. 17 del marzo 1991, al posto di Augieri, subentrerà Giovanni Bernardini, il quale a sua volta dal n. 41 del marzo1997 sarà sostituito da Donato Valli. Dal n. 53 del giugno 2000 Fernando Cezzi figura al posto di Vergallo, che sempre da quel numero lascia anche la responsabilità della direzione affidata a Valli. “L’incantiere” presenta esclusivamente testi poetici e inoltre discussioni sulla poesia e sul lavoro poetico, ma anche su temi più specifici come il rapporto tra poesia e popolo, poesia e pace, poesia e sperimentazione, ai quali partecipano gli stessi collaboratori. Tra questi si ritrovano i nomi più attivi in campo poetico nel Salento e in Puglia, come, oltre ai redattori, M. Cataldini, A. M. Cenerini, A. De Jaco, L. De Rosa, A. Errico, i dialettali E. Caputo, P. Gatti e N. G. De Donno, V. Fiore, A. Verri, E. U. D’Andrea, G. Pellegrino, A. D’Antico, F. Capoti, G. Conte, M. Zizzi, G. Trisolino, R. Nigro, L. Angiuli, C. Ruggeri, L. Curci, D. Giancane, F. Tolledi, E. Mansueto, G. Trisolino, S. Caliolo, M. Leo, T. Di Ciaula, M. Desiati, ecc. A questi però si aggiunge un buon numero di poeti romani, milanesi e di altre parte d’Italia come D. Bellezza, E. Sanguineti, P. Bigongiari, M. Lunetta, V. Magrelli, M. Socrate, G. Toti, M. L. Spaziani, R. Roversi, G. Majorino, L. Erba, F. Buffoni, M. Cucchi, G. Neri, B. Brancher, R. Mussapi, E. Krumm, V. Lamarque, M. Bettarini, G. Oldani, G. Finzi, M. Santagostini, B. Brancher, M. Graffi, A. Bigagli, oltre ad alcuni stranieri come N. B. Ducaris, J. A. Goytisolo, C. Fortes ecc. La prima composizione poetica, quella pubblicata in prima pagina, viene affiancato da un lungo commento affidato nella maggior parte dei casi a Vergallo. Numeri speciali, o parti del giornale, sono dedicati a poeti scomparsi negli anni di publicazione del periodico: Dario Bellezza, Salvatore Toma, Enzo Panareo, Antonio Verri, Claudia Ruggeri, Piero Bigongiari, Ercole Ugo D’Andrea. In altri numeri si raccolgono i materiali poetici di Salentopoesia, la manifestazione di lettura pubblica di testi poetici svoltasi a Lecce e in altri luoghi del Salento (S. Caterina, Otranto, Gallipoli, Lucugnano), una o due volte all’anno, e organizzata dall’86 al ‘97 dal Laboratorio di poesia, nella quale di solito erano impegnati molti dei poeti prima citati.
“L’immaginazione” invece nasce nel gennaio del 1984, diretto da Piero Manni, con periodicità mensile e con una struttura modulare ed a sistemazione decimale, che tante polemiche suscitò, dovuta a F. S. Dodaro[7]. La brevissima dichiarazione programmatica di Manni nel primo numero legava questa iniziativa, oltre che al Sessantotto di cui recuperava lo slogan dell’ “immaginazione al potere”, al “Pensionante” di Verri di cui avrebbe dovuto rappresentare un’ideale continuazione. Fin dall’inizio il giornale non presenta solo testi poetici, ma anche narrativi e critici. I collaboratori nei primi numeri sono prevalentemente salentini e pugliesi: R. Nigro, G. Bernardini, A. Verri, B. Balistreri, E. Panareo, S. Toma, W. Vergallo, G. Pellegrino, A. Errico, E. Corianò, R. Durante, F. Cezzi, B. Brancher, A. De Jaco, A. Pierro, A. Colombo, N. G. De Donno, ecc. Non manca però qualche presenza esterna, come i “visivi” L. Pignotti, G. Fontana, A. Spatola, M. Perfetti, ai quali è dedicato un numero. Vengono pubblicati anche testi di autori scomparsi come Pagano, Salvatore Paolo, Bodini. Questa primissima fase dura esattamente un anno perché il primo numero del 1985 esce con una diversa impostazione grafica, senza la tanto discussa modularità, e con un comitato di redazione composto da Anna Grazia D’Oria, Piero Manni, Giovanni Pellegrino, Marcello Strazzeri e Lucio Giannone. Questo numero è interamente dedicato a Palazzeschi, con articoli, testi e lettere inedite, ed ha un inatteso, immediato riscontro a livello nazionale con un lungo articolo di Enzo Siciliano sul “Corriere della Sera” del 24 aprile 1985. Da allora le collaborazioni incominciano ad incrementarsi notevolmente e ad allargarsi a scrittori e critici di primo piano nel panorama nazionale, come P. Volponi, F. Fortini, E. Sanguineti, M. Corti, G. Bonaviri, V. Consolo, A. Giuliani, L. Malerba, G. Raboni, E. Cacciatore, R. Luperini, C. A. Madrignani, ecc., con i quali Piero Manni e Anna Grazia D’Oria stabiliscono rapporti anche in funzione della loro casa editrice. Intanto continuano i numeri speciali: F. Fortini, la scrittura poetico-visuale, A. Pierro, il futurismo (anche questo con un “lancio” sul “Corriere” del 9 aprile 1986), A. Zanzotto, E. Cacciatore. L’intento adesso, ormai chiaramente delineatosi, è quello di mettere a confronto la migliore produzione letteraria salentina con quella del resto d’Italia, con un’attenzione particolare verso la letteratura di ricerca, programma che da allora viene coerentemente perseguito fino all’ultimo numero pubblicato. Nel 1987 “l’immaginazione” organizza anche un convegno su “Riviste e tendenze della nuova letteratura”, da cui scaturiscono le cosiddette Tesi di Lecce, apparse sul n. 49 del gennaio 1988.
Col n. 92 di gennaio 1992 “l’immaginazione” cambia di nuovo formato, che è quello attuale, e redazione, la quale ora risulta composta da A. G. D’Oria, che è anche direttore responsabile, Manni e Pellegrino. Dal n. 164 del gennaio 2000 scompaiono anche i due redattori e “l’immaginazione” risulta diretta dalla sola A. G. D’Oria. Dal primo numero del 2004 la rivista diventa bimestrale e l’ultimo fascicolo apparso prima del presente convegno, del gennaio-febbraio 2005, porta il numero 210. I collaboratori si allargano ancora di più di pari passo con lo sviluppo dell’attività della casa editrice Manni Editori (oltre ai nominati, F. Loi, G. C. Ferretti, A. Merini, A. La Penna, A. Giuliani, N. Balestrini, R. Barilli, G. Giudici, M. Maggiani, V. Consolo, N. Naldini, F. Portinari e tanti altri ecc.). Si può dire che da quando assume il formato attuale il periodico incomincia ad avere la fisionomia che con qualche modifica conserva anche oggi, con una serie di sezioni al suo interno: Prosa, Poesia, Fra inediti e rari, Editoria e dintorni, Palestra critica, I nuovi libri di Manni editori, Le altre letterature, Le recensioni e alcune rubriche come Pollice recto/ pollice verso di R. Barilli, Per diritto e per rovescio di Nico Naldini, Aforismi e autoschediasmi di Antonio La Penna, Noterelle di lettura della D’Oria, Dal mondo anglofono di Maria Sepa. Continuano periodicamente i numeri monografici dedicati a singoli scrittori (tra i più recenti, Zanzotto, ancora Palazzeschi, Pagliarani, Corti) o a letterature straniere (come quella cubana, ecuadoriana, dominicana, colombiana, ceca, cilena, ecc.), o alla pubblicazione di materiali di Convegni o di “Ricercare”, l’annuale rassegna di giovani narratori che si tiene a Reggio Emilia.
Questa maggiore attenzione rivolta alla narrativa caratterizza “l’immaginazione” rispetto alle altre riviste salentine, nelle quali a predominare nettamente, come abbiamo visto, era sempre la poesia (“l’incantiere” era poi un giornale esclusivamente di poesia). Ebbene, il fenomeno forse più rilevante che si è avuto nel Salento in campo letterario in questi ultimi anni è proprio la presenza di un gruppo di giovani narratori che si sono imposti all’attenzione di critica e pubblico rinnovando schemi e strutture della narrativa meridionalistica. E qui non posso veramente che fare dei nomi, tanto più che quasi nessuno di essi, se non mi sbaglio, compare tra i collaboratori dei fogli e dei periodici citati finora, perché hanno esordito quasi sempre o direttamente con un loro volume o in antologie. E ovviamente un panorama dell’attività letteraria letteraria nel Salento di questi ultimi tempi senza questi nomi sarebbe incompleto e fortemente lacunoso. Ecco allora, tra i narratori salentini (del Salento leccese) che si sono affermati in questi ultimi anni, Livio Romano con Mistandivò (Einaudi, 2001) e Porto di mare (Sironi, 2003), Salvatore Stefanoni con Un refolo di vento (Besa, 2003), Raffaele Gorgoni con Lo scriba di Casole (Besa, 2004), Antonio Errico con Favolerie (Manni, 1996) e L’ultima caccia di Federico Re (Manni, 2004), Antonio Prete con L’imperfezione della luna (Feltrinelli, 2000) e Trentagradi all’ombra (Nottetempo, 2004). Questo gruppo di narratori segue la generazione dei G. Bernardini, S. Paolo, R. Durante, S. Bruno, A. De Jaco ma ne precede un’altra di giovanissimi che si sta facendo conoscere proprio in questi ultimi mesi, alcuni con una loro opera già pubblicata, altri con una già pronta da pubblicare: Francesco Lanzo, con I Lanzillotti (Palomar, 2004), Elisabetta Liguori con Il credito dell’imbianchino (Argo, 2005) e ancora Luciano Pagano, Rosanno Astremo, ecc.
Un ruolo importante per la conoscenza e la valorizzazione di questi autori è svolto da alcune case editrici pugliesi, come Manni, Besa, Palomar, Argo, Lupo e Luca Pensa. Ma l’ultima leva di poeti e narratori salentini fa oggi le sue prove sulle riviste online, che rappresentano la vera novità di questi ultimi mesi e qui non posso fare altro che citare “musicaos / uno sguardo su poesia e letteratura”, a cura di Luciano Pagano e Stefano Donno, il cui primo numero è datato gennaio 2004, e “vertigine”, quotidiano letterario online, a cura di Rossano Astremo, che ha anche una versione cartacea, di cui sono apparsi cinque numeri tra il 2003 e il 2005. Anche questo forse è un segno di vitalità della letteratura nel Salento che fa ben sperare per il futuro.
[Modernità del Salento. Scrittori,
critici, artisti del Novecento e oltre, Galatina, Congedo, 2009]
[1] Per una Bibliografia di A. Verri e gli Indici di tutte le riviste e i fogli da lui fondati e diretti si rinvia al vol. Antonio Verri. Fabbricante di armonia, a cura di F. Bevilacqua, L. Chiriatti, M. Nocera, Alezio, Istituto “Diego Carpitella”, 1998, pp. 358-397. Su questo argomento cfr. pure E. BONEA, Antonio Verri, l’uomo rivista, Galatina, Editrice Salentina, 2004 (“I quaderni del Brogliaccio, 2”).
[2] Editoriale, in “Caffè Greco”, maggio 1981, p. 5. Il breve editoriale, come tutti gli altri, non è firmato ma è attribuibile a Verri.
[3] Su questo periodico una breve scheda-testimonianza è quella di A. ERRICO, Pensionante de’ Saraceni. Parola dopo parola quel che resta di Antonio Verri, in “Almanacco Salentino 2004”, a. XV, gennaio 2004, pp. 173-174.
[4] Al mercato della bruschetta, in “Pensionante de’ Saraceni”, febbraio 1982.
[5] Un anno ancora, in “Pensionante de’ Saraceni”, gennaio-febbraio 1983.
[6] Su questo periodico si veda anche A. ERRICO, L’incantiere. La voce del Laboratorio di poesia, in “Almanacco Salentino 2004”, a. XV, gennaio 2004, pp. 176.
[7] Su questo periodico cfr. anche L. SCORRANO, L’immaginazione. Dall’onda del ‘68 alle “Tesi di Lecce” e altro ancora, in “Almanacco Salentino 2004”, a. XV, gennaio 2004, pp. 174-176.