Un giorno un alunno non mio – ero in supplenza – mi chiese: ma professore, non è vergognoso che una persona alta e grossa si riduca ad accontentarsi di uno stipendio che mio padre guadagna in una settimana facendo il tinteggiatore? E che dovevo rispondere? Che chiedesse a suo padre se non si vergognasse di vivere in un paese in cui l’educatore di suo figlio guadagna quattro volte di meno di un tinteggiatore. Ma quel ragazzo mise il dito proprio sulla piaga. In un mondo in cui tutto si riduce al guadagno le persone vengono considerate per quel che guadagnano. Tutto il resto non conta. I professori sono malmenati, picchiati, irrisi anche perché prendono uno stipendio di fame. Allora, dato che oggi – lo vediamo tutti – chi lavora ha anche la possibilità di avere due abitazioni, una in paese e un’altra al mare, due auto, una per lavoro e un’altra per diporto, di abbonarsi a Sky per vedersi le partite di pallone, la possibilità di mandare i figli a scuola, che si impongano allora tasse scolastiche più serie, ovvero più pesanti, meno vergognose. Si troverebbero i soldi per pagare meglio i professori e tutti, genitori e figli, darebbero più importanza alla scuola e ai suoi operatori. La scuola deve costare a chi ne fruisce. Solo così si recupera la sua importanza.
Ma c’è dell’altro. C’è che un po’ di anni in qua i professori non sono minimamente considerati nella società. Il titolo è stato inflazionato, svilito, al punto che conviene farsi chiamare per nome per non essere intruppato in una categoria che dovrebbe vergognarsi per quello che è il suo stipendio. Bisognerebbe partire dagli aspetti più banali per risalire la china. La scuola non è l’ospedale, dove uno arriva se ha problemi di salute, in teoria uno potrebbe non finirci mai. La scuola, invece, è un luogo da dove tutti i cittadini necessariamente passano. Sono anni ed anni di crescita, di impegno. Le scuole hanno un primato di importanza assoluto. C’è bisogno che ci siano i professori; ma se questi non vengono pagati come si deve le scuole si chiuderanno. Se non si corre ai ripari finisce che professore non vorrà diventare più nessuno, come già accade nell’Italia del Nord, dove i giovani scelgono strade lavorative di più immediata e migliore realizzazione di sé. Quelli che ci sono per la maggior parte sono meridionali. La scuola deve tornare ad essere un luogo ambito, da tutti, dai professori, dagli alunni, dai loro genitori. La scuola deve costare per essere rispettata: soldi per le famiglie e studio e disciplina per gli alunni. In quest’ottica si può parlare di recupero dell’importanza scolastica, tenendo in considerazione anche la qualità dei professori, che, a dire il vero, non sempre sono all’altezza. Nessuno è senza colpa per quello che accade.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia” del 14 marzo 2025]