di Gigi Montonato

Un altro caso di violenza nei confronti di un professore, anzi di una professoressa da parte di una ragazza. È accaduto all’Olivetti di Lecce, un istituto tecnico commerciale di molto buona reputazione. Ne succede uno al giorno di questi casi. Ormai si insegue il primato del femminicidio. Si farà una legge specifica anche per chi picchia i professori? E quelle che ci sono non servono? Le leggi son – diceva il padre Dante – ma chi pon mano ad esse? Risposta: nessuno, quando non si vuole considerarle se ne fa un’altra, tanto le leggi in Italia non servono né a prevenire né a reprimere.
Se fossi abituato a ringraziare Dio lo ringrazierei per avermi fatto passare indenne attraverso quarant’anni di insegnamento. Qualche piccolo problema con qualche genitore, dal quale mi difendevano proprio i figli. Lo vuoi o non lo vuoi capire che io non voglio studiare? Gridò in faccia un mio alunno che andava male al genitore che era venuto a scuola per farmi la festa. Che però fossi amato da tutti i miei alunni non m’illudevo. Un giorno un bidello mi disse; professore, sulle pareti del bagno sei più protagonista di Supermario e non ti dico che c’è scritto. Qualche scrittarella sui muri esterni pure. Un giorno trovai il mio cassetto con la targhetta “corretta”, invece di Montonato, Montonano. Pazienza. Ma mai una minaccia fisica! Mai una mancanza di rispetto di fronte. A scuola è normale che nascano antipatie e intolleranze tra professori e alunni. Un buon professore deve saperle esorcizzare.
C’è qualcosa di diverso oggi nell’aria scolastica. C’è che i professori non godono più di quella sacralità di quando la scuola registrava percentuali alte di analfabetismo e l’andare a scuola per moltissimi italiani e imparare a leggere e scrivere era come ricevere un sacramento laico, più grande di tutti i canonici sacramenti religiosi messi assieme.