Oggi il Mediterraneo è tornato ad essere centrale nei rapporti Nord-Sud dell’Europa, dopo aver subito per lungo tempo una marginalità dovuta a diversi fattori, primo fra tutti quello della scelta delle tratte oceaniche per incrementare gli scambi commerciali e i processi di sviluppo mondiale. Una marginalità parzialmente attenuata dall’apertura del canale di Suez, il cui ruolo di collegamento tra Oriente asiatico e Occidente europeo ha trovato solo nei decenni più recenti un significativo rilancio in seguito alla globalizzazione dell’economia e delle comunicazioni fra i quattro angoli della terra. Processo questo già ampiamente sperimentato – sia pure in scala molto più ridotta – tra il Medioevo e l’Età moderna (per restare a tempi più vicini a noi) quando appunto nell’area mediterranea si alternano periodi in cui prevale lo scontro bellico (le Crociate prima e l’espansionismo ottomano dopo) ad altri di distensione e di collaborazione con positive ricadute nei traffici e nelle contaminazioni reciproche.
Da sempre il Mediterraneo ha rappresentato un crocevia di culture, ma culture differenti e i correlati atteggiamenti mentali hanno bisogno di tempi molto lunghi per approdare ad un rapporto interculturale, o quantomeno multiculturale,costruttivo e collaborativo e non sempre quanto si guadagna in questo senso è acquisito in via definitiva. Il manoscritto che qui pubblichiamo – grazie alla scoperta e alla paziente trascrizione di Lucia Saracino – ci restituisce lo sguardo di una donna della parte più avanzata del Nord d’Italia che, incontrando per la prima volta il Sud del suo Paese e il Mediterraneo orientale, rafforza il proprio orgoglio identitario di milanese pur mostrando qualche apprezzamento per alcuni tratti delle civiltà a metà strada tra Oriente e Occidente. Se il paesaggio marino merita la sua ammirazione, gli ambienti urbani, troppo diversi dalle costruzioni della sua città, le appaiono poco funzionali e la densità abitativa dei centri meridionali le appare piuttosto esigua rispetto ai luoghi in cui lei è nata e ha vissuto. Il documento è rappresentativo di una mentalità molto diffusa in Italia fino a non molto tempo fa, che ha impedito il superamento degli stereotipi e l’effettiva unificazione del nostro Paese.
Dalla lettura di questo documento possiamo anche constatare quanta strada sia stata fatta nei centoventi anni che da esso ci separano. Gli italiani che impiantano imprese all’estero, come i familiari dell’autrice del Diario, sono molto aumentati a partire dagli anni novanta del secolo scorso e hanno dilatato il raggio della propria azione. Ancor più in crescita è il numero di altri nostri connazionali, in particolare giovani laureati, che viaggiano spesso alla ricerca di opportunità di lavoro commisurate al loro grado di preparazione che l’Italia non è in grado di offrire. Marocco, Turchia e Tunisia partecipano ai programmi di scambio con le Università italiane, e le comunità straniere più rappresentate e più integrate fra gli immigrati, la albanese e la marocchina, provengono da due diverse parti del Mediterraneo. Il movimento migratorio, con il progressivo trasferimento nell’economia europea di un considerevole numero di lavoratori africani, ha in qualche misura contribuito ad accorciare le distanze all’interno del mondo mediterraneo, ma il divario al suo interno resta ancora molto ampio per ipotizzare una sua riduzione in tempi brevi. Le acque del Mediterraneo ingurgitano un numero incalcolabile di naufraghi che si spostano su imbarcazioni malsicure, sottoposti al ricatto di mercanti di esseri umani: decine di migliaia di uomini, donne e bambini non riescono a toccare la terra europea, dove ricercavano quanto inesistente nei luoghi di nascita: pace, lavoro, il diritto almeno alla vita.
Milano è rimasta sempre uno dei grandi centri pulsanti europei, ma il suo incessante incremento abitativo e di traffico, al pari di altre metropoli, la pone in notevole difficoltà davanti alle emergenze ambientali e sociali che la modernizzazione ha comportato. La gerarchia dei valori connessi alla città e alla campagna risultano capovolti rispetto ai canoni interiorizzati da Nina: oggi riescono più graditi il piccolo, il silenzio, la prossimità alla natura, la genuinità, i ritmi lenti del mondo rurale. Soprattutto per i loro ambienti naturali incontaminati sono apprezzati il Salento e la Puglia, insieme alla riscoperta di rilevanti motivi di attrazione artistici e culturali stimolata da una più attenta politica di valorizzazione del territorio ha portato.
Il cosmopolitismo di Smirne, nel corso del Novecento, ha lasciato il posto al nazionalismo turco che l’attuale direzione politica del premier Erdogan ha rilanciato con forza. Grecia e Turchia continuano a diffidare l’una dall’altra: si fronteggiano armate a Cipro sulla linea di confine che separa le rispettive parti dell’isola, e la Turchia dirotta sistematicamente sulla Grecia i flussi migratori che giungono dalla Siria e dagli altri Paesi confinanti con la penisola anatolica. Non pochi sono gli accordi intergovernativi grazie ai quali gli Stati mediterranei hanno stabilito rapporti permanenti di collaborazione in campo energetico, culturale, agricolo e nei servizi. Ma la difformità tra regimi politici e di mentalità collettive assai lontane dai sistemi e valori europei non raramente rendono precaria l’attuazione di tali intese.
La milanese Nina, sia pure in modo non direttamente programmato, comincia a conoscere l’altra Italia e l’altra Europa. Il bagaglio che porta con sé, quello immateriale, è molto diverso da quello che scopre nei luoghi di viaggio, al punto da usare come criterio distintivo la prossimità ai modelli a lei consueti: è positivo ciò che vi si avvicina, ed è tanto più negativo in rapporto al crescere della distanza. Da qui il valore formativo del viaggio, che gradualmente nel suo svolgersi le fa toccare con mano il digradare dei colori della natura, il mutare degli habitat e le progressive trasformazioni dei dialetti. Probabilmente non le sfugge la contraddizione insita negli abitanti della Grecia: i discendenti di una civiltà di cui siamo figli non se ne mostrano degni eredi.
Non è questa la sede per richiamare questi processi che hanno interessato le antiche civiltà, e poi in misura più marcata quella greca e romana, nel dare un’impronta unica alla cultura mediterranea. Tuttavia, anche nella predominanza di alcune culture su altre, il Mediterraneo è stato sempre luogo di incontro e di condivisione, persino di mescolanza culturale, nel senso che ha sempre favorito le contaminazioni reciproche, senza mai cancellare gli elementi identitari delle diverse popolazioni rivierasche. Questi processi, legati al rispetto e alla tolleranza religiosa, nel passato hanno consentito di superare contrasti politici ed emergenze di diversa natura con il dialogo e con la mediazione, attraverso accordi ad alto livello che hanno sancito un riconosciuto interesse alla piena e pacifica condivisione di uno spazio mediterraneo che accomuna in un unico destino uomini e culture differenti. Oggi, in seguito alla diffusione, se non della prevalenza, del radicalismo religioso in alcune aree del Maghreb e nel Medio Oriente, questo atteggiamento rischia di essere compromesso, soffocato da una visione del mondo manichea che impedisce soluzioni rapide e condivise.
Lo scritto di Nina attesta l’esperienza di una donna emancipata, che non ha bisogno di una figura tutoriale maschile familiare per disimpegnarsi durante il viaggio e che sceglie in modo autonomo coloro che, di volta in volta, la possono aiutare nel disbrigo delle pratiche burocratiche e nella guida in ambienti sconosciuti. Questo aspetto – tra i più interessanti del documento – non può non richiamare una delle più marcate differenze tra il mondo occidentale e i Paesi a leadership islamica, dove proprio la condizione di inferiorità della donna è drammaticamente distante dalla parità. Seguendo tale pista, opportunamente Lucia Saracino, nell’introdurre il testo del Diario, evidenzia in primis le peculiarità della scrittura femminile come rivelazione della personalità di una donna chiamata a fronteggiare una sfida a lei sconosciuta. Di fatto il suo scritto è il diario accanto ad un altro diario: è una donna che legge una donna, seguendola nelle tappe del viaggio, nel divenire degli stati d’animo, ne comprende i momenti di fragilità, ne apprezza la forza d’animo. Ma il progressivo accostarsi della donna di oggi a quella di ieri non è solo di tipo emotivo. Lucia Saracino ha cercato, per quanto le è stato possibile, di connettere gli esili fili che traspaiono dal racconto odeporico per ricostruire il background della sua autrice, spinta da una curiosità crescente con l’avanzare della lettura e della trascrizione. Saracino condivide con il lettore una graduale scoperta, ne rammenta le difficoltà, traccia un consuntivo, apre a nuove indagini. La storia di Nina diviene, per dirla con Benedetto Croce, “storia contemporanea”, che annulla la differenza di un secolo e vivifica il rapporto fra il soggetto e il destinatario della ricerca. È in quest’ottica che, per la prima volta nella storia delle nostre edizioni, alleghiamo alla versione cartacea un QR-code con alcune immagini del manoscritto originale, seguendo il suggerimento di Lucia Saracino.
La guida alla lettura del Diario è integrata dagli interventi di Giuseppe Caramuscio e di Antonio Romano, che ravvisano nello scritto della donna del secolo scorso i segni dei profondi cambiamenti in atto nella sua epoca e cercano di individuarne la portata nell’atteggiamento mentale da lei assunto.
Oggi l’Europa ha una grande responsabilità nel tenere unite le due sponde del Mediterraneo. Se una delle prerogative della cultura è portare alla luce le nostre radici, ben vengano lavori come quello di Lucia Saracino che peraltro si spende in tale direzione anche promovendo, da diversi anni, progetti per l’insegnamento/apprendimento delle lingue classiche, imprescindibile componente della cultura mediterranea. Se l’obiettivo finale è valorizzare nella sua pienezza un mare che ha legato storicamente in un unico destino popolazioni diverse, ora è necessario riscoprire questo importante ruolo e declinarlo in maniera prospettica perché il Mediterraneo possa ritornare ad essere lo spazio che mira ad unire (non a dividere) un intero continente, ripercorrendo con aumentata consapevolezza i passi segnati dal Diario di Nina.
Lecce, Università degli Studi, 10 settembre 2024
Presentazione di Lucia Saracino, Viaggio a Smirne. Diario di Nina 1905, Milella, Lecce 2024]