Per un invecchiamento sano e longevità secondo gli esperti

     E continua: “L’invecchiamento può essere rallentato o accelerato dall’interazione dei fattori sopraelencati. Si è calcolato che “noi siamo responsabili del 70% del nostro invecchiamento, perché lo sviluppo di una patologia è dovuto per il 30% a predisposizione genetica e il rimanente 70% dipende da influenze ambientali e dallo stile di vita adottato: aspetti su cui è possibile intervenire. Occorre un buon stile di vita. I due terzi di italiani sono convinti di eseguire un buon stile di vita, ma poi si scopre che fumano 7-8 sigarette al giorno, bevono mezzo litro di vino a pasto, fanno attività fisica solo in vacanza, hanno 5-6 kg di sovrappeso e quindi non considerano questi fattori come negativi per la salute”.

      Già Leonardo Da Vinci aveva dato vita ad un vero e proprio decalogo della salute:

“Mstica bene e quel che in te riceve sia ben cotto e di semplice forma;

guardati dall’ira e fuggi dall’aria greve;

quando di mense ti levi, di mezzogiorno fa che tu non dorma;

il vino sia temprato, poco e spesso;

non fuor di pasto, né a stomaco vuoto;

non aspettar, né indugiar al cesso;

se fai esercizio, sia di picciol moto;

col ventre resupino e col capo depresso non star, e sta’ coperto bene la notte

il capo ti posa e tien la mente lieta;

fuggi lussuria, e attienti alla dieta”.

     Questi consigli, noti sotto il nome di Regimen Sanitatis (Del Codice Atlantico, F213V), seguono le regole della semplicità e del piacere e si basano sul principio che la buona salute si ottiene e si mantiene prima di tutto con una sana alimentazione.

     Sempre Carla Sessa riporta: “Promuovere la salute consente di ridurre la povertà, l’emarginazione e il disagio sociale e anche di incrementare la produttività del lavoro, l’occupazione e la crescita complessiva dell’economia. Ma occorre una scelta decisa, cambiar vita e intenzioni da quando si è in piena salute, iniziare un nuovo percorso di medicina che parte da quando si è sani e si basa sulla responsabilità dei singoli individui. Occorre passare dalla medicina della malattia, che comporta costi elevatissimi, alla medicina della salute, che inizia sin da quando si è sani e permette di mantenersi sani molto più a lungo. E da qui la frase ‘Sani per scelta’ affinché la prevenzione possa diventare l’educazione che ci accompagna per tutta la vita.

Rallentare il processo di invecchiamento, cambiando gli stili di vita, cioè quell’insieme di comportamenti e azioni che vengono messi in atto dagli individui nella vita di tutti i giorni e che incidono sulla qualità della vita e sul benessere psico-fisico”.

      Il fumo è uno dei maggiori fattori di rischio per lo sviluppo di malattie neoplastiche, cardiovascolari (ipertensione arteriosa, infarto, ictus), respiratorie. Esso non è responsabile solo del tumore polmonare ma rappresenta il principale fattore di rischio per malattie respiratorie non neoplastiche, come bronchiti ricorrenti, asma, broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).

     L’Italia con l’entrata in vigore della legge 3/2003, a tutela della salute dei non fumatori, è stato il primo Paese europeo ad introdurre una normativa per regolamentare il fumo in tutti i luoghi chiusi pubblici e privati. I dati ISTAT dicono che il 90% degli ex fumatori ha smesso di fumare senza bisogno di niente: e se uno non riesce da solo bisogna rivolgersi al proprio medico di famiglia e decidere il percorso. Inoltre, dal 2 maggio 2002 è attivo il telefono verde contro il fumo (800-55-40-88) dell’osservatorio fumo, alcool e droga dell’Istituto Superiore della Sanità, servizio anonimo e gratuito.

     Il periodo in cui buona parte dei fumatori accende la prima sigaretta è l’adolescenza, quando si prova per la prima volta per “sentirsi più grandi”, spesso sotto l’influenza dei compagni. Importanti gli interventi educativi che coinvolgono scuola e famiglia, che sono i luoghi più legati per prevenire l’abitudine al fumo.

     La giornata mondiale contro il fumo si celebra il 31 maggio di ogni anno ed è una iniziativa dell’OMS con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui danni causati dal consumo di tabacco, giornata mondiale senza tabacco il cui scopo è incoraggiare le persone ad astenersi per almeno 24 ore dal consumo di tabacco, invitandole a smettere di fumare in via definitiva.

     Altro fattore che influenza l’invecchiamento e la longevità è l’alimentazione: una dieta ad alto contenuto energetico, ricca di zuccheri raffinati e grassi saturi, povera di fibre e fitonutrienti è associata ad un maggiore rischio di malattie croniche che si accompagnano ad invecchiamento patologico. Una dieta ad elevato consumo di carni rosse e dolci, basso apporto di frutta e verdura non solo porta a carenza di vitamine e sali, ma promuove obesità, insulino-resistenza, intolleranza al glucosio: tutti fattori di rischio per le più comuni malattie associate all’età, quali diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e neoplastiche. Al contrario, una dieta ricca di verdure, frutta, carboidrati a basso indice glicemico, proteine provenienti da legumi, pesce, carni magre e grassi monoinsaturi e polinsaturi con adeguato apporto di antiossidanti favoriscono un invecchiamento sano e longevità.

     Oggi si parla di dieta antinfiammatoria e si fa riferimento al libro “Addio infiammazione” (edito in italia nel 2024 da Harper Collins) di Sandra Monino, dietista e nutrizionista spagnola, esperta di infiammazione e nutrizione clinica. L’autrice scrive che l’infiammazione è la risposta con cui l’organismo si difende in presenza di un danno sia esso di natura chimica, di natura fisica o da microrganismi, come batteri, virus, parassiti, funghi.  Ma se l’infiammazione acuta non si risolve nel giro di alcuni giorni si trasforma in forma cronica e si ha “l’infiammazione cronica” o “The Secret Killer”, come ebbe a soprannominarla nel 2004 Il Time.  Essa è un processo flogistico di lunga durata in cui coesistono l’infiammazione attiva, la distruzione tissutale e i tentativi di riparazione. La cronicizzazione può essere favorita da una predisposizione genetica, da sostanze o comportamenti come il fumo, la sedentarietà, l’abuso di alcool, le scelte alimentari scorrette: tutto contribuisce alla liberazione di mediatori chimici dell’infiammazione tra cui le citochine, alcune delle quali favoriscono lo stato infiammatorio e sono dette pro-infiammatorie, mentre altre la riducono e sono dette anti-infiammatorie.

     La giornalista Anna Fregonara in “Zuccheri, batteri cattivi, antinutrienti: come spegnere la “brace” sempre accesa nel corpo, pubblicato su www.duevoltisani.com del 24 gennaio 2025, scrive  che una alimentazione infiammatoria a base di zuccheri, prodotti lavorati, farine raffinate, alcool, grassi saturi è alla base di molte patologie più comuni come diabete, sovrappeso, obesità, malattie cardiovascolari, depressione, malattie autoimmuni, come tiroidite, malattie infiammatorie croniche intestinali,, psoriasi, artrite reumatoide, tutte nemiche della longevità.

     Quindi, bisogna adottare una dieta antinfiammatoria che non va intesa come un regime restrittivo, ma come uno stile di vita per avere una sana longevità. Ma la dieta per essere davvero efficace deve essere accompagnata da sane abitudini quotidiane, come attività fisica, mantenere un equilibrio emotivo, riposare bene, evitare il consumo di tabacco e di alcool ed esporsi ogni giorno alla luce del sole: bastano 15 minuti, soprattutto su braccia e gambe, per iniziare a percepire i benefici, tra cui l’aumento dei livelli della vitamina D. La dieta antinfiammatoria non è un qualcosa di temporaneo, ma uno stile di vita sostenibile, che può migliorare la qualità della vita e ridurre il rischio di malattie croniche, tra cui le neurovegetative, ad es. Parkinson, Alzheimer ed altre considerate tipiche dell’invecchiamento.

     Quali sono i marcatori che possono segnalare uno stato infiammatorio cronico? Essi sono la PCR, fibrinogeno, omocisteina, colprotectina fecale, emocromo con formula, profilo proteico. I sintomi, aspecifici, sono: stanchezza persistente, mal di testa, malessere generale, disturbi digestivi, gonfiore addominale, diarrea o stipsi, infezioni urinarie ricorrenti, reflusso gastro esofageo o perdita di capelli.

     La dieta mediterranea, iscritta nel 2010 nel patrimonio culturale immateriale dellUNESCO, è considerata un regime salutare in grado di ridurre l’incidenza di malattie della terza età e di alcuni tumori (Mentella et al. 2019), e questo è dovuto alla combinazione di cibi ricchi di nutrienti in grado di ridurre i processi ossidativi e infiammatori delle cellule ed evitare i danni del DNA, la proliferazione e la sopravvivenza di cellule tumorali.

     La dieta mediterranea rappresenta a tutt’oggi la migliore strategia di prevenzione nutrizionale per mantenere lo stato di salute in tutte le fasce di età e per la prevenzione delle malattie cronico- degenerative e tumorali e anche nei malati oncologici.

     L’aumento della popolazione anziana rende urgenti interventi finalizzati al mantenimento di uno stato fisico e mentale sano (Gilberto Corbellini e Mario Molinario). La corretta alimentazione, l’attività fisica, intellettuale e sociale sono ottimi antidoti verso le alterazioni regressive dell’età e la prevenzione resta per ora il migliore strumento per una sana longevità.

     Durante il 63° Convegno Nazionale della Società Italiana di Geriatria e Gerontologia del 2018 si è proposto di aggiornare il concetto di anzianità portando a 75 anni l’età ideale per definire una persona come anziana, e questo per l’allungamento medio di vita che per le donne è 85 e per l’uomo 82, ed è stata creata una nuova categoria di anzianità dividendo le persone con più di 65 anni tra chi appartiene alla terza età (buone condizioni di salute, inserimento sociale e disponibilità di risorse) o alla quarta età (dipendenza da altri e decadimento).

     Il 14 gennaio 2025 si è tenuto a Roma presso l’Auditorium “Cosimo Piccinno” del Ministero della salute il Convegno dal titolo “Un Istituto per il futuro della popolazione. Prevenzione, Invecchiamento attivo e Demografia positiva” per dare ai cittadini soluzioni sanitarie innovative e sostenibili, tentando di sovvertire il lato oscuro dell’inverno demografico.  Nuove evidenze in tema di diete, esercizio fisico, stimolazione cognitiva, socializzazione e controllo dei fattori di rischio vascolari; innovative soluzioni, poter ripensare case e spazi urbani”. E il ministro O. Schillaci dice “Garantire una longevità in salute oggi è una priorità. La chiave è puntare sulla prevenzione e su stili di vita sani ed entrambi questi aspetti sono al centro agenda del ministero. Avere meno malati è la sfida maggiore che attende il nostro futuro e possiamo centrarlo puntando su innovazione, ricerca e medicina territoriale.

     Pensare ad un invecchiamento attivo, definito dall’OMS nel 2002 come “processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza per migliorare la qualità della vita delle persone che invecchiano”. Vuol dire essere attivi o attivarsi in maniera formale o informale in uno o più ambiti della sfera sociale (mercato del lavoro, volontariato, relazioni sociali, educazione permanente, assistenza ai familiari con disabilità, fare i nonni) o anche personale (giardinaggio, musica, turismo, attività del tempo libero) scegliendo liberamente l’attività o le attività nelle quali impegnarsi, a seconda delle   proprie aspirazioni e motivazioni.

     Importante è l’indice di invecchiamento attivo, che è una valutazione quantitativa di quanto si invecchi attivamente in uno Stato membro, ed è un buon indice della capacità di ciascun Paese di garantire l’invecchiamento della propria popolazione. È un indicatore sintetico, ma molto dinamico e si calcola dal rapporto tra popolazione anziana di età superiore a 75 anni e popolazione giovanile (da 0 a 14 anni) per cento. Ci dice quanti anziani ci sono per ogni 100 giovanissimi. Per l’Italia l’indice è 193,1, vuol dire che ci sono 193,1 anziani ogni 100 giovani. E l’Italia si conferma come uno dei Paesi “più vecchi” dell’Unione Europea. L’Europa sta invecchiando, è sempre più longeva e c’è un numero sempre maggiore di persone anziane che, se non produttive, cominciano a pesare su un numero sempre minore di persone giovani.

     L’invecchiamento attivo, perciò, non riguarda solo la sfera individuale perché i suoi benefici sono evidenti anche per la società nel suo complesso; esso è utile per risolvere alcune delle principali sfide legate all’invecchiamento della popolazione, aiuta a contenere la spesa per i servizi sociosanitari, il consumo di farmaci con vantaggi di tutte le parti in gioco. Naturalmente, esiste una differenza tra invecchiamento attivo (active aging) e l’invecchiamento in salute; il primo è un mezzo per aspirare all’invecchiamento in salute che poi è il fine.

Riferimenti bibliografici

G. Corbellini, M. Molinaro. Invecchiare in salute, www.ilsole24ore.com, 4 gennaio 2015;

Idem. Dieta e ritmo per non invecchiare, www.ilsole24ore.com, 6 ottobre 2017;

L. Da Vinci, Regimen Sanitatis, Codice Atlantico F 213 v;

A. Fregonara, Zuccheri, batteri cattivi, antinutrienti: come spegnerela “brace” sempre accesa nel corpo. Infiammazione cronica: un nemico silenzioso della salute, www.duevoltesani.com, 24 gemnnaio 2025;

M.C. Mentella et al., Cancer and Mediterranean diet: a review, Nutrients 2019;

S. Monino, Addio infiammazione, Harper Collins, 2024;

C. Sessa, Non è importante aggiungere anni alla vita, ma vita agli anni, www.rivistainforma.it,  13-12-2010.

Questa voce è stata pubblicata in Medicina e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *