I Paesi hanno capito che in un mondo sempre più globalizzato aumentano le possibilità di contatto, ma anche le probabilità di emergenza o riemergenza di infezioni. I Paesi che in passato erano restii a notificare i casi veri o sospetti per le ripercussioni negative sul commercio o turismo, hanno capito che importante è ridurre il rischio di diffusione a livello globale, mettendo in atto misure collettive per supportare i Paesi coinvolti, cercando di contenere l’epidemia, nel prevenire la diffusione e nel salvare vite umane.
Il 15 giugno 2007 è entrata in vigore l’International Health Regulations, un insieme di regole e procedure contro i molteplici rischi per la salute pubblica che oggi, con la globalizzazione mondiale, si trova ad affrontare.
Ilaria Capua nel 2020 scriveva che “persone, animali, piante e in generale l’ambiente in cui tutti siamo immersi, sono tutti elementi di un solo sitema in cui la salute di ogni elemento umano, animale o ambientale è strettamente interdipendente da quella degli altri. Esiste un’ uunica salute. One Health e per attuare tale visione nella pratica quotidiana è necessaria la volonta politica di tutti e una partecipazione attiva della società civile”.
Lirussi e Ziglio, in “Scienze in rete” dell’8 febbraio 2021, nell’articolo “One Health: un approccio e un metodo non più rinviabili”, dicono che “la pandemia da coronavirus è un esempio delle connessioni tra salute umana, animale e ambientale. E ancora questa pandemia in pratica ce la siamo cercata noi, creando le condizioni perché il virus passasse dall’animale all’uomo. Tutte le attività umane- deforestazione, cambiamenti nell’uso del territorio, agricoltura, allevamenti intensivi, commercio e consumo di animali selvatici -aumentano il contatto fra la fauna selvatica e gli animali allevati e quindi tra potenziali agenti patogeni e le persone. La salute umana non può essere disgiunta dalla salute animale e da tutti i fattori che rendono possibile la vita nel nostro pianeta. E ancora scrivono l’attuale pandemia ci ha insegnato che la salute è una e richiede il coinvolgimento di ogni sfera sociale e non ci devono essere confini nelle diverse aree di intervento (regioni, nazioni, continenti), perché il virus non conosce frontiere. One Health richiede un nuovo modo di pensare e di agire per la salute individuale, collettiva, globale: importante è abbattere i confini tra i diversi settori delle scienze e indurre gli esperti di diversi settori disciplinari (medici, veterinari, scienziati ambientali, economisti, sociologi, psicologi) a lavorare insieme”.
La recente pubblicazione dell’OMS “Global Health Strategy and Fourtheent General Programme of Work 2025-2028” stabilisce un programma per la salute globale di fronte a sfide chiave, tra cui il cambiamento climatico, l’invecchiamento della popolazione, le migrazioni e un ambiente geopolitico in rapida evoluzione, nonché le opportunità offerte dai progressi della scienza e della tecnologia. Questo afferma M. Bonati nel suo articolo “Salute per tutti, Salute globale = OMS?”, pubblicato su “Scienza in rete” dell’11 febbraio 2025. Il compito dell’OMS e degli Stati membri è quello di garantire la “Salute per Tutti” “All for Health. Health for All”. Ma una volta definiti i principi è necessario confrontarci con i mutamenti sempre più rapidi nella situazione politica internazionale ed economica che in molti casi hanno aumentato la diseguaglianza tra i vari Paesi”.
Ma la OMS va riformata? Bonati scrive:” Sforzi di riforma dell’OMS sono iniziati due decenni fa con l’obiettivo di renderla una organizzazione più snella, efficace, reattiva, trasparente e responsabile, impegnata a migliorare i risultati sanitari, sviluppando una capacità e una cultura per essere in grado di rispondere alle nuove emergenze sanitarie globali con sufficiente rapidità, agilità e appropriatezza, purtroppo sono risultati a tutt’oggi inefficaci.Ma questo come si può ottenere? Cominciando dallo scambio e dalla condivisione delle conoscenze scientifiche che devono essere a disposizione della comunità con una informazione adeguata, appropriata e condivisa, combattendo la disinformazione nel campo della salute e lo scetticismo scientifico. Importante è l’aggiornamento dei processi che portano alla realizzazione delle raccomandazioni e delle linee guida; aggiornare o riformulare i piani di prevenzione e contenimento delle emergenze sanitarie globali. E per questo si può prendere come esempio la pandemia Covid-19 che ha evidenziato gravi carenze sia per la prevenzione che per la gestione di una nuova epidemia globale. Ma tutto questo dovrebbe essere garantito sempre dalla stessa OMS”.
Nel gennaio 2025 è stata presentata la più impegnativa proposta di riforma dell’OMS ma questo si verifica contemporaneamente all’ l’insediamento di Trump alla Casa Bianca.
E il 20 gennaio 2025 il presidente degli Stati Uniti ha espresso la volontà di ritirarsi dall’OMS come aveva fatto nel 2020 durante il suo primo mandato. E come causa di questa decisione, Trump evidenziava l’inefficienza a gestire le emergenze sanitarie globali, l’incapacità ad attuare interventi urgenti, la mancata indipendenza dell’OMS dall’influenza politica di alcuni Stati Membri, i costi onerosi e iniqui di partecipazione degli Stati Uniti.
Il ritiro degli Stati Uniti dall’OMS comprometterebbe non solo le finanze della stessa Organizzazione, tenendo conto che gli USA sono il maggior contributore ed essi in passato sono stati i maggiori finanziatori di programmi come quelli per combattere l’AIDS, la tubercolosi e la malaria; il loro ritiro metterebbe a rischio i programmi in corso inerenti alla salute pubblica. “L’uscita degli USA dall’OMS avrà ripercussioni su una organizzazione già in difficoltà, ma rappresenta anche una battuta d’arresto importante per la diplomazia sanitaria e la collaborazione scientifica, lasciando l’OMS più debole e gli USA isolati, quando le sfide sanitarie globali e le emergenze richiedono unità”. Bonati si fa una domanda: “ma il ritiro degli USA dalla OMS è solo una mossa tattica? E dice “il ritiro degli USA dall’OMS non rende l’America di nuovo sana (Make America Healthy Again), ma minaccia anche i suoi interessi nazionali e la salute della popolazione americana”.
L’ 80% del bilancio dell’OMS proviene da contributi volontari degli Stati, da organizzazioni delle Nazioni Unite, da organizzazioni intergovernative, da fondazioni private, mentre i singoli Stati Membri partecipano solo con una piccola percentuale stabilita in base al PIL: ad esempio, l’Italia contribuisce solo con lo 0,1%.
E i cosiddetti “donatori esterni” hanno un ruolo determinante per la salute pubblica dettando le priorità e stabilendo i piani d’azione della stessa OMS.
Un appello per il futuro dell’Italia: sostenere la ricerca scientifica” è il titolo dell’articolo di A. Musarò, E. Cerbai, M. Simonato, pubblicato in “Scienze in rete” in data 16.02.2025. Gli Autori riportano che la ricerca scientifica rappresenta un elemento strategico per lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese: tuttavia, la ricerca pubblica in Italia continua a soffrire di risorse limitate non gestite in modo trasparente. Bisogna implementare gli investimenti nella ricerca, tenendo conto che in Italia, sommando tra pubblico e privato, l’investimento è del 1,3% del PIL, rispetto al 2,3% della Francia e del 3,1% della Germania e del 2,2% della media europea. Le risorse pubbliche in Italia sono al momento solo 0,5% del Pil e si spera che i “decisori politici” siano convinti dalla senatrice a vita Elena Cattaneo a portare l’investimento pubblico almeno allo 0,75% per arrivare a livello di quello dei grandi paesi europei.
Oggi sono 194 i Paesi membri dell’OMS e l’attività dell’organizzazione va dal monitoraggio epidemiologico a questioni normative, alla promozione della ricerca scientifica, alla formazione e alla divulgazione della stessa. E per concludere “One Health is not new, but it has become more important in recent years.
Riferimenti bliografici
M. Bonati, Salute per tutti, salute globale = OMS?, Scienze in rete, 11 febbraio 2025;
I. Capua, Salute Circolare. Una rivoluzione necessaria, Egea ed. Italia, 2020;
F. Lirussi, E. Ziglio, One Health: un approccio e un nuovo metodo non più rinviabili. Scienza in rete, 8 febbraio 2021;
A. Musarò, E. Cerbai, M. Simonato, Un appello per il futuro dell’Italia: sostenere la ricerca scientifica, Scienze in rete, 16 febbraio 2025.