di Ferdinando Boero
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Stupidità: mancanza di intelligenza, acume e perspicacia; banalità, superficialità; l’adozione di comportamenti che causano danno a sé stessi o agli altri senza un apparente beneficio. La stupidità, però, può essere usata dai non stupidi per trarre benefici dalle scelte degli stupidi. La stupidità è una caratteristica esclusiva della nostra specie: non ce ne sono tracce in altre specie. Nel regno animale, i comportamenti sono guidati dall’istinto e dall’adattamento all’ambiente, risultando funzionali alla sopravvivenza e alla riproduzione. La selezione naturale elimina i comportamenti stupidi; l’unica eccezione siamo noi. L’apparente assurdità del persistere della stupidità in una specie che si è chiamata “sapiens” merita di essere meditata. Forse la stupidità delle “masse” è vantaggiosa per una specie sociale, che ha bisogno di “disciplina” per agire in modo coerente. Se le scelte dei capi sono messe in discussione si perde l’autorità, la guida. Un gruppo di umani che agisce senza tante discussioni prevale su un gruppo contendente in cui le decisioni sono sempre messe in discussione. Non a caso: gli ordini non si discutono! La discussione, però, è il motore del progresso, ed è necessario un bilanciamento tra la disciplina e la tendenza all’innovazione. La situazione si aggrava quando i capi sono anch’essi stupidi. Ma qui la selezione naturale funziona: se una massa di stupidi sceglie capi stupidi si trova presto nei guai. I meccanismi di generazione e mantenimento della stupidità sono molteplici: