La messa in scena delle idee che fa Salvatore Cosentino è una ricerca di quella profondità di significati. E’ un corpo a corpo con l’idea rappresentata. Una tensione – a volte intensa, a volte pacata- con il linguaggio che la esprime. E’ un’energia dialettica che si spande dal nucleo e poi si riconcentra in esso. Un costante richiamo dell’interpretazione di colui che partecipa allo spettacolo della parola. Si potrebbe dire che l’opera di Cosentino è la messa in scena di testi che hanno un’impronta di natura intimamente saggistica resa con una forma che implicitamente applica la teoria esposta da Italo Calvino nella prima delle sue Lezioni americane, quella sulla leggerezza. Cosentino procede con un metodo “a levare”: di un argomento trattiene il senso essenziale per connetterlo con situazioni di provenienza diversa, (filosofica, giuridica, etimologica, letteraria, pittorica, musicale) con un itinerario trasversale, multidisciplinare, interdisciplinare. La prospettiva di analisi dell’argomento e l’esito dell’analisi, cambiano in relazione a quella provenienza, dimostrando in questo modo come le forme dell’esistenza e gli “oggetti” della cultura (che dell’esistenza sono parte sostanziale) si possano decodificare, comprendere, interpretare soltanto attraverso una molteplicità degli sguardi. Così Salvatore Cosentino apre finestre sulla realtà per far vedere, e capire, quello che accade. Per far vedere e capire che non di rado, spesso, molto spesso, la realtà non è altro che una messa in scena alla quale si partecipa. A volte da protagonisti. A volte da spettatori.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Giovedì 20 febbraio 2025]