di Ferdinando Boero
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… la Regina andava così veloce che ella stentava a mantenere lo stesso passo…
(Alice attraverso lo specchio, di Lewis Carroll)
Sento “i vecchi” parlare dei “giovani” e penso a quello che in ecologia si chiama “lo slittamento dei punti di riferimento”. Un pescatore di 70 anni vi dirà che oggi la pesca va male. Andava bene 50 anni fa. Per quello di 60 anni andava bene 40 anni fa; 30 anni fa per quello di 50. La pesca andava bene quando avevano vent’anni! Slittano i punti di riferimento, e ogni deviazione è negativa. I vecchi amano la loro giovinezza.
Chi era giovane 50 anni fa, io sono tra quelli, ritiene molto diversi i giovani attuali: ai miei tempi eravamo impegnati, volevamo cambiare il mondo. Oggi i giovani se ne fregano, non si impegnano.
Ho fatto il liceo negli anni sessanta e l’università negli anni settanta, a Genova. Una città molto impegnata politicamente. Nella mia classe di 30 alunni, al liceo, eravamo in cinque o sei a discutere di politica. Se c’era uno sciopero, scioperavamo tutti, ma pochi partecipavano a manifestazioni, occupazioni e assemblee. Gli altri affollavano i bar, o facevano “vasche” nelle strade dello struscio. Le discussioni, dal lunedì al mercoledì, erano sulla partita della domenica precedente, con sfottò tra tifosi del Genoa e della Samp; dal giovedì al sabato sulla partita della domenica successiva. Le cose non sono cambiate. I giovani impegnati oggi appartengono ai Fridays for Future, a Extinction Rebellion e ad altre organizzazioni che chiedono cose prima non considerate importanti: fermare il degrado ambientale, il saccheggio della natura. Qualcosa unisce le proteste di allora e di oggi. Bob Dylan, in Masters of War, parla dei padroni della guerra. Oggi i giovani denunciano le collaborazioni tra le università e l’industria delle armi. Per i “vecchi” sono gretini velleitari; le loro proteste, per il momento mai violente, vanno punite duramente.