di Antonio Errico
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Luigi Malerba, uno dei più grandi scrittori del Novecento, ha lavorato in modo significativo anche con sceneggiature per cinema e televisione. Diceva che la scrittura di sceneggiatura era un lavoro fatto anche con molta partecipazione ma senza sofferenza. Per Malerba, quindi, sceneggiature e romanzi erano due condizioni testuali che difficilmente trovavano punti d’incontro. Almeno intenzionalmente, nella fase di progetto. Ma la sceneggiatura di Poveri homini che esce in questi giorni da Manni, con un’introduzione di Gino Ruozzi che ne analizza compiutamente la genesi e la struttura, si legge come un romanzo. Ha il passo di un romanzo. E’ il racconto del modo in cui alla metà del Cinquecento, attraversa la vita la gente di Berceto, un paesino del parmense (dove Malerba è nato), la sua miseria e le vessazioni dei potenti: tasse, gabelle, requisizioni. Le ribellioni e le repressioni. La fame. “Questi delinquenti! Questi morti di fame!” dice uno dei personaggi, e un altro risponde: “La gente affamata è cattiva, signor Podestà”.