I resti di Babele 18. Amore e poesia in Franco Melissano

Spesso la poesia di Franco Melissano si distanzia dalla realtà per avere ogni libertà d’invenzione e di configurazione metaforica, di riscrittura della storia sulla base delle necessità della parola. Poi, la Storia, dunque, come pretesto di scrittura. La Storia come metafora, astrazione, luogo senza spazio e senza tempo, mythos che si sostanzia in logos, rappresentazione di un oltre, di un altrove, esperienza di sconfinamento. Parola. Poesia. Messinscena. La poesia che ricostruisce la memoria.  Memoria lunga, rarefatta, dolceamara,  miscuglio sapiente di falso e di vero,  memoria come incantesimo d’infanzia, come racconto che passa di voce in voce,  che non si conclude mai, né s’interrompe, che transita sulle soglie dell’immaginazione, si fa predizione; fantasticheria anche, qualche volta. Così fa Franco Melissano con la sua poesia. Così, all’improvviso si conformano figure. Compaiono  volti immobili, di pietra, e si trasformano in carne, in respiro. Ma non alla storia è data la possibilità di restituire  quell’anima dei fatti e delle cose che la ruspa del tempo ha schiantato, ma solo alla parola che narra e riesce a mantenerne accesa la memoria del tempo. Fin quando ci sarà tempo. Fin quando ci sarà memoria. Oggi, alle ore 18, nella Sala Consiliare del Palazzo Ducale dei Castromediano a Cavallino, sarà presentato il libro di poesie In quest’adusta terra di Franco Melissano, con i saluti del sindaco Bruno Ciccarese Gorgoni e del Presidente del Cenacolo “Amici G. De Dominicis” Ludovico Malorgio. Dialoga con l’autore Orlando Urso della Società di Storia Patria per la Puglia.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Giovedì 13 febbraio 2025]

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