I resti di Babele 18. Amore e poesia in Franco Melissano

di Antonio Errico

Poesia d’amore , innanzitutto, è quella di Franco Melissano. Dice: “ Ristava nelle coppe del tuo seno/il profumo dei tuoi occhi appena schiusi”. Poesia d’amore e di memoria. Dice: “Voglio dimenticare/ ogni malinconia/per ricordar soltanto/il tempo dell’amore”. Una poesia d’amore che si fa espressione del  respiro, della sensazione, della pulsione, del sogno, della felicità, della tristezza, dell’assenza e della presenza. L’amore è presenza concreta, sensoriale, corporea.  E’ anche espressione di quello che si vorrebbe che fosse, al di là di quello che è. Oppure è il rintracciare nell’esistenza un solo filo, un solo elemento, a volte anche non primario, per attribuirgli intensità semantica. C’è sempre una differenza – lo scarto di un ricordo, la nostalgia per una distanza, una condizione di sospensione del tempo, una sfumatura nei giorni che passano, l’offuscamento dell’orizzonte-  tra la realtà e la parola poetica con cui Franco Melissano attribuisce figurazioni alla realtà, tra la sostanza delle cose e la  memoria fluttuante, tra il desiderio di consegnare le storie ad una immagine immutabile e il loro trasformarsi continuo, la loro mutazione incessante. Melissano rielabora il reale attraverso l’elemento esclusivamente percettivo che frequentemente produce uno scarto tra reale e desiderio del reale. Melissano va oltre la figurazione. Scava, disarticola, scompone per cercare quelle immagini che sono oltre, che sono dentro, e poi riarticola, ricompone, ricopre lo scavo, perché  è riuscito a trovare il senso del sentimento e se lo vuole custodire.

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