“Il tedio è, piuttosto, la noia del mondo, il male di vivere, la stanchezza di aver vissuto; il tedio è, veramente, la sensazione carnale della vacuità prolissa delle cose. Ma il tedio è, veramente, la sensazione carnale della vacuità prolissa delle cose. Ma il tedio è, più che questo, la noia di altri mondi, che esistano o meno; il male di dover vivere, sebbene ‘altro’, sebbene in altro modo, sebbene in altro mondo; la stanchezza non solo dell’ieri e dell’oggi, ma anche del domani, dell’eternità, se essa esiste, del nulla, se esso è l’eternità. Né è solo la vacuità delle cose e degli esseri che duole nell’anima quando essa è in tedio: è anche la vacuità di qualcos’altro diverso dalle cose e dagli esseri, la vacuità della stessa anima che sente il vuoto, che sente di essere il vuoto, e che in esso di se stessa si nausea e si ripudia.”
Fernando Pessoa, Bernardo Soares in Una sola moltitudine, vol. I, Adelphi, Milano 2019, p. 236.