Benvenuti a Gran Varietà di Paolo Vincenti (Introduzione)

Avevo già letto alcuni, buona parte, dei testi presentati in questo volume, grazie alla gentilezza di Paolo che si premuniva di inviarmeli di volta in volta: la mattina, aprendo il computer, trovavo il file che mi aveva spedito, magari in ore antelucane, e non era raro che cominciassi la giornata con quella lettura e con un sorriso abbozzato sul cammino trionfale delle corna o quello ancora più scintillante della fica, sulle fortune dell’asino, sul discredito della vecchiaia (con qualche eccezione), sul valore dell’adulterio (quando era ancora un frutto dal sapore sconvolgente), sulla Svizzera e gli emigranti, sul telefonino, e così via. Sia che si tratti della ricostruzione dell’intricato posizionamento politico e militare dei paesi dell’area mediorientale, o dell’indagine sui piccoli stati sconosciuti ai più, sia che vengano affrontati argomenti di tenore più leggero, rimangono il rigore della forma, una intenzione analitica e classificatoria, che a me paiono strumenti per mettere ordine, in qualche misura, a quella varietà che pure viene celebrata, cercare una logica ai fatti che sfuggono, significati ai modi di dire e ai comportamenti dettati dal costume.
Viviamo in un mondo pesante di avvenimenti e di storie, interconnesso, nel quale gli stessi mezzi che consentono la comunicazione la alimentano e la moltiplicano. Nel troppo pieno che caratterizza la nostra esistenza, nell’ambiente culturale e sociale nel quale si svolge, non c’è quasi agio di trovare una pausa, un poco di vuoto, un intermezzo, una vigilia. Le stesse vacanze non sono tali, in realtà, perché a loro volta impongono ritmi di cose da fare in una frenesia che invade spiagge, mostre di autori famosi, piazze, autostrade, navi da crociera, ristoranti, bar, ore notturne. Nella confusione prevale l’agorà virtuale, l’immersione in un dialogo senza sostanziale ascolto, il chiasso mediatico che non sostiene né richiede il formarsi di senso critico. Per le masse di solitari smanettatori di cellulari e rumorosi frequentatori di ritrovi assordanti, e forse per noi tutti (speriamo di no), è arrivata quella che Vincenti definisce “l’ora di nessuno”: e allora, in un sistema estremamente complicato, registriamo un diffuso rifiuto di scegliere, e, tra quanti lo fanno, l’opzione per il messaggio più semplice, diretto, duro, sostanzialmente menefreghista, rispetto a cui è sempre più necessario prendere le distanze, assumere una posizione netta, leggibile, a favore di un’etica del rispetto, di condanna dell’autoritarismo, della guerra, delle stragi.
Nel vagare in tanti argomenti, autori, letture, tra il serio e il faceto e voli pindarici, Vincenti ci fornisce una sorta di diario commentato dell’anno appena trascorso, con qualche sforamento in quelli che lo hanno preceduto: un eccellente promemoria e una rappresentazione di quanto la storia abbia accelerato nell’ultimo periodo; c’è già molto da raccontare in questo scorcio del nuovo anno, ci sono novità importanti nel mondo, mille spunti da cogliere. Il Gran Varietà continua, e non potrebbe essere altrimenti, con la sua folla di personaggi e spettacoli di arte varia e cambi di scena repentini; la scrittura rapida e sapida di Vincenti, ne sono convinto, riuscirà a stargli dietro.

                                                                                                                             

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