di Eugenio Imbriani
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Paolo Vincenti ama l’eccentrico, il dettaglio, la particolarità storica, la marginalità geografica, l’erudizione; ama esplorare le pieghe, introdursi nei grovigli o nei bozzoli della storia e della quotidianità e lo fa utilizzando la varietà degli strumenti che possiede, competenze storiche, linguistiche, il controllo delle antiche opere classiche e la dettagliata conoscenza della cultura pop, di fumetti, cartoni, cinema, canzoni. Non sembri strano, quindi, che in queste pagine Demetrio Stratos, Annalisa e Catullo si inseguano e si alternino ai meno noti Afranio, o Boncompagno, ad Apuleio e Minucio Felice, per fare solo qualche nome. Sa tenere insieme l’alto e il basso, e riesce a mescolarne gli elementi con notevole padronanza dei contenuti, modulando il registro retorico tra satira, ironia, serietà, gioco.
Nella presente raccolta, tutto ciò emerge, a mio parere, con limpidezza; e, d’altronde, aver letto i precedenti lavori letterari dell’autore aiuta a riconoscere il suo progetto stilistico, narrativo, il suo modo di pensare.