Manco p’a capa 239. Che fare? Dobbiamo copiare i Cinesi


Per decenni la globalizzazione fu considerata ineluttabile: si produce in una parte del globo, dove conviene, e si consuma in un’altra parte del globo, dove ci sono i soldi. Le merci si devono muovere senza barriere, il mercato è libero. L’economia autarchica è roba da dinosauri!!!
I paesi dove furono delocalizzate le produzioni subirono l’inquinamento e lo sfruttamento ma, presto, i fenomeni locali diventarono globali: quello che avveniva “laggiù” aveva impatti anche “qui”, con il cambiamento globale del clima, e la disoccupazione “da noi”, o paghe sempre più basse. Si diceva che le conquiste realizzate da noi sarebbero state introdotte anche in Cina, e invece siamo noi ad esserci cinesizzati. La qualità di molta merce cinese è bassa, come anche il prezzo: i negozi “dei cinesi” oramai rappresentano gran parte del piccolo commercio, rivolto a chi vorrebbe ma non può: una classe operaia impoverita spende meno. I negozi “buoni” perdono clienti e chiudono, e il consumo si orienta verso prodotti a buon mercato.
C’è di più. I Cinesi, e non solo loro, hanno investito i loro guadagni in ricerca e sviluppo e ora producono autonomamente. Hanno imparato a “fare le cose” lavorando per noi, e le falsificano, ma ora le “fanno meglio” di come le facevamo noi, e producono con loro marchi. Dopo aver devastato il loro capitale naturale in nome della “crescita”, hanno capito che la transizione ecologica è ineludibile, ed è un affare. Ricerca e sviluppo nel campo delle energie pulite permettono la produzione di auto elettriche competitive rispetto alle nostre, per non parlare dei pannelli fotovoltaici e delle pale eoliche.
Le nostre auto già non sono competitive rispetto alle giapponesi, coreane e persino romene, ma ora i Cinesi, con un quasi monopolio di auto elettriche, mandano in profonda crisi le industrie occidentali. E lo stesso avviene con l’Intelligenza Artificiale, e i social. E’ la globalizzazione e la liberalizzazione, bellezza! Verrebbe da dire ai furbacchioni che delocalizzarono in nome di globalizzazione e liberalizzazione. Ora piagnucolano e, per restare sul mercato, chiedono sussidi statali e dazi contro le merci competitive. Rinnegate globalizzazione e liberalizzazione, invocano protezionismo e tasse (i dazi sono tasse): la libera circolazione delle merci non va più bene. Vogliono meno tasse per se stessi e più tasse per i concorrenti.
Che fare? Dobbiamo copiare i Cinesi, come loro copiarono noi. Investire in ricerca e sviluppo, come loro, producendo meglio di loro, puntando alle tecnologie sostenibili, perché il futuro è lì. Abbiamo la conoscenza e l’esperienza per farlo. Purtroppo manca un “timone”, una strategia. I cervelloni ci dicono che la globalizzazione è finita e ci dobbiamo chiudere a riccio. Siamo un paese di furbi che approfittano delle occasioni, ma non guardiamo lontano. I nostri giovani promettenti emigrano in altri paesi occidentali, dove ancora la ricerca e lo sviluppo sono importanti, ma inizieranno ad andare in Cina. Il flusso delle idee (e del denaro) si è invertito, dobbiamo correre ai ripari. Ma noi, furbi, stiamo abbandonando la transizione ecologica e ci concentriamo su produzione di armi ed edilizia. La guerra porta distruzione, e poi bisogna ricostruire. Dopo buoni contratti per distruggere se ne prospettano altri per ricostruire. La transizione ecologica lasciamola ai cinesi. La furbizia vince nel breve termine, ma nel lungo vince l’intelligenza. I furbi prosperano se ci sono i fessi. Il paese dove tutti sono furbi è un paese di fessi. Un generale che adotta tattiche scaltre ma che non ha strategia vince qualche battaglia, ma perde la guerra. Per sopravvivere dobbiamo cambiare, ma chi chiamiamo a risolvere i problemi? Mario Draghi. Einstein ammonì: Non possiamo risolvere i problemi con lo stesso tipo di pensiero che abbiamo usato quando li abbiamo creati.

[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 4 febbraio 2025]

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