Noterellando… Costume e malcostume 30. Da Tiresia al futuro: oroscopi e profezie

di Antonio Mele / Melanton


L’anima di Tiresia appare a Ulisse, opera del pittore svizzero Johann Heinrich Füssli.

Prima di addentrarmi nell’oggetto di questo nuovo incontro, mi sembra giusto raccontare fugacemente – sia a chi lo conosce già, e ancor più a chi non lo conosce – il mito di Tiresia, il famoso indovino di cui si parla nell’Odissea di Omero.

Figlio del nobile tebano Evereo e della ninfa Cariclo, Tiresia divenne cieco per aver visto nuda la dea Atena mentre si bagnava nella fonte Ippocrene. Un’altra versione della sua cecità narra che egli, vedendo due serpenti accoppiati, uccise la femmina e fu tramutato in donna; dopo sette anni vide altri due serpenti accoppiati, uccise il maschio, e tornò ad essere un uomo. Per dirimere una disputa, proprio a lui – che era stato donna e uomo – gli dei chiesero un giorno, chi, fra l’uomo e la donna, provasse più piacere in amore. E la risposta di Tiresia fu inequivocabile: «Il piacere sessuale si compone di dieci parti: il maschio ne prova solo una, mentre la femmina ne prova nove».

Infuriata perché l’indovino aveva svelato un tale segreto, la dea Era lo rese cieco, ma Zeus, non potendo annullare tale condanna, per ricompensarlo in qualche modo della menomazione subita, gli diede la facoltà di poter prevedere il futuro.

Storia e leggenda fascinosissima ancorché drammatica, tanto che molti scrittori e poeti, dal citato Omero fino ad Apollinaire, passando per Esiodo e Sofocle, ne hanno ampiamente parlato. Il nostro sommo Dante, pone Tiresia – condannato a vagare in eterno con la testa ruotata all’indietro, per contrappasso al suo potere preveggente – nella quarta bolgia dell’ottavo cerchio dell’Inferno, dove sono per l’appunto condannati, per fraudolenza, molti maghi e indovini.

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