Il Male, quattro anni di sassate satiriche

L’artista rumeno Tristan Tzara diceva che “Non c’è niente di più bello che disorientare la gente che non amiamo”. Questi giovani, tra i trenta e i quarant’anni, tutti di formazione marxista, ritenevano che la stampa di potere ingannava la gente facendole credere e desiderare ciò che il capitalismo voleva. Il teorico del situazionismo Guy Debord, altro ispiratore a cui essi si rifacevano, riteneva che “in un mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso”. Scopo del “Male” attraverso i suoi falsi era la decodificazione aberrante della notizia e allo smascheramento dei mezzi di informazione del potere, equiparando il falso al vero, per usare un linguaggio convenzionale. Tra le altre imprese essi confezionarono tre importanti testate nazionali con in prima pagina Ugo Tognazzi in manette con titoloni e foto dell’avvenuto suo arresto perché capo delle Brigate Rosse. Una notizia clamorosa, falsa che però appariva vera perché riportata da giornali ritenuti seri e veritieri dai benpensanti. Per dire: la stampa di potere racconta falsità.

Nei falsi del “Male” incorsero diverse testate di quotidiani e di settimanali, italiani e stranieri. Oltre al caso Tognazzi, singolari e clamorose furono altre notizie sbattute a tutta pagina: “Basta con la D.C.!” su “l’Unità”, “Lo Stato si è estinto” su “la Repubblica”, “Da un’altra galassia hanno raggiunto la Terra” sul “Corriere della Sera”, “Annulati i mondiali” sul “Corriere dello Sport”, “Salta in aria la Camera dei deputati” su “La Stampa”, “Ottocentomila lire al mese per senza tetto e disoccupati” sul “Mattino”. Quest’ultima notizia, in particolare, che appare oggi straordinariamente  profetica dopo il reddito di cittadinanza concesso quarant’anni dopo dal governo Conte su iniziativa del Movimento 5 Stelle, all’epoca suonava come una colossale presa in giro. Si consideri che nel 1983 ci sarebbe stato il caso Tortora realmente arrestato per traffico di droga e associazione camorristica, che sembrava emulare la burla Tognazzi. Questi due casi, in determinati contesti, non portano lontano dalla indistinzione del falso dal vero. Come si sa, Enzo Tortora era innocente.

Gli autori del “Male” non si limitarono ai falsi e alla satira cartacea ma organizzarono veri e propri eventi altrettanto clamorosi, come i travestimenti, il collocamento del busto di Andreotti al Pincio, i cavalli dei cosacchi che si abbeverano alle fontane di San Pietro, l’elezione di un Antipapa. Per tutto questo “Il Male” fu bersagliato dalle autorità con sequestri, arresti, processi e multe. Al “Male” si unì dopo il rapimento Moro il gruppo dell’”Avventurista”, l’inserto satirico di “Lotta Continua”. Il giornale era atteso alle edicole, andava a ruba. A volte si vendettero fino a 170mila copie e godette delle simpatie di intellettuali come Sciascia, Calvino ed Eco.

Gli interventi di alcuni autori tra le pagine dell’antologia spiegano in spirito amarcord le varie imprese del giornale, ricostruendone le atmosfere. Un’esperienza, che, considerata oggi, apre uno squarcio nel panorama buio di quegli anni, anche se il tentativo di nobilitarla appare un po’ forzato. Era pur sempre lotta politica, diversamente armata.

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