Il SATOR AREPO di Cavallino e gli altri SATOR del Salento

di Maurizio Nocera

Maurizio Nocera e il SATOR AREPO di Cavallino

Quando, nel 2006, Francesco Pasca mi donò la prima edizione del libro di Maria Grazia Lopardi, Il quadrato magico del Sator1, conoscevo già la storia delle «cinque parole messe in fila in maniera da poterle leggere per ogni verso (in orizzontale e in verticale, da destra a sinistra o dall’alto in basso, e viceversa)»2.

Enrico Tallone, il celebre stampatore editore, erede dell’omonima Stamperia di Alpignano (Torino) fondata dal padre Alberto3, mi aveva già fatto dono del libro Sator Arepo. Palindrome criptografica cristiana4, a cura di Maria Cristina Sacchi Zaffarana. Era stata la lettura di questo libro a darmi una prima luce su quello che era stato il “quadrato magico”4 bis delle origini. Nella bella introduzione, Gianfranco Ravasi5, all’epoca XXIV Prefetto della Biblioteca-Pinacoteca Ambrosiana, dopo avere scritto che ci sono non poche ipotesi interpretative sul significato della palindrome5 bis, precisa: «Il breve ed essenziale saggio che qui leggiamo non esaurisce la complessità delle ipotesi, delle discussioni e decifrazioni che videro schierati su campi avversi studiosi prestigiosi dell’antichità classica romana e cristiana. Le stesse testimonianze sottoposte a vaglio si rivelano paradossalmente fluide: da un lato, le attestazioni di Dura Europos (nell’attuale Siria orientale) e di Cirencester in Britannia da collocare nel III secolo e, dall’altro lato, la strana presenza del testo nella Pompei distrutta dal Vesuvio e quindi databile prima del 79, sulla cui autenticità e cristianità si è a lungo discusso»6.

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