Manco p’a capa 237. Leggere la Bibbia a scuola


Quando Jean Baptiste Lamarck, nel 1809 (l’anno di nascita di Charles Darwin) pubblicò il suo Trattato di Filosofia Zoologica introdusse il concetto di Trasformismo, quella che oggi chiamiamo Evoluzione. Gli fu suggerito dall’osservazione dei fossili negli strati geologici. Identificò sequenze di modificazioni che, dagli animali del passato, arrivano a quelli di oggi: le specie si trasformano! Georges Cuvier vide le stesse cose ma le interpretò in modo diverso. Non parlò di serie di trasformazioni ma di “catastrofi” con cui il Creatore spazzava via le creature che aveva creato e ne creava altre. Il Diluvio Universale era solo l’ultima catastrofe, ed eccoci di nuovo alla Bibbia.
Se fossi un’insegnante di scuola sarei entusiasta di insegnare la Bibbia e il latino per introdurre questi argomenti, e da questi spunti ricaverei argomenti per una quantità infinita di lezioni, arrivando anche a leggere Laudato Si’, per mostrare come siano moderne queste cose, questi concetti, e come la nostra religione sia talmente matura da chiedere la conversione a una scienza. La conversione ecologica è la conversione all’ecologia! La chiede un Papa.
Spetterà ai docenti decidere cosa leggere della Bibbia, e come attualizzare il latino, magari anche il greco, sconfinando nell’etimologia. Forse la commissione aveva questo in mente. Da notare, tornando a Lamarck, l’uso della parola “filosofia” nel titolo del libro dove pose i primi fondamenti della teoria dell’evoluzione. Filosofia significa amore per la sapienza, e la libertà di insegnamento permette ai docenti di parlare di sapienza di cose di natura, magari per arrivare a Darwin che, ne L’Origine dell’Uomo, rispose alla domanda cosmica: da dove veniamo?
Nella mia esperienza con gli insegnanti di ogni ordine e grado, avendo gestito due Musei frequentati in modo intensissimo dalle scolaresche, ho avuto modo di vedere quanta passione mettano e trasmettano nel “formare” i giovani umani a loro affidati. Non tutti, però. Ho accolto all’università migliaia di studenti usciti dal percorso di formazione pre-universitario, e ho anche constatato i danni di certi modi di insegnare. E qui sorge il problema di formare i formatori. Ho avuto pessimi insegnanti di matematica: me l’hanno fatta odiare. E li ho odiati quando ho capito l’importanza della disciplina. Non sono mai riuscito a riprendermi dai traumi generati da certi modi di insegnarla. Traumi che possono essere generati anche dalla zoologia, se viene insegnata come sequenze di nomi di animali da imparare a memoria. Ho avuto la fortuna di avere eccellenti docenti di zoologia ma ho conosciuto colleghi con visioni letali della disciplina. Come forse ha avuto Valditara che, infatti, ritiene inutile imparare i dinosauri.

[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 20 gennaio 2025]

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