di Paolo Vincenti
A volte capita di incontrare quelle persone che si credono forti ma sono solo dei poveracci o peggio sono “forti coi deboli e deboli coi forti”, secondo il noto detto popolare. Sono dei cani, vili coi lupi, come dice Orazio[1]: “riempi il bosco di spaventosi latrati, poi annusi il cibo che ti gettano”[2]. Che fare quando si incontrano questi pessimi esponenti del genere umano? Saggiare la pazienza di Giobbe? Restare indifferenti e non curarsi di loro? È facile quando questi insolenti non interferiscano nelle nostre vite, altrimenti diventa difficile ignorarli. Allora, scendere a patti, fare dei compromessi in funzione del cosiddetto quieto vivere? A volte sono talmente ipocriti e codardi che verrebbe di riferire loro la massima di Sidonio Apollinare, In praetoriis leones, in castris lepores, cioè leoni quando sono nel palazzo ma delle lepri sul campo di battaglia, un po’ come i governanti del mondo che dichiarano guerre ma poi se fossero mandati a combattere sul fronte resterebbero in vita una frazione di secondo. Quando essi ingeriscono nei nostri affari e diventano assillanti, è comprensibile arrabbiarsi? Si può passare alle vie di fatto, prendendoli a calci o a pugni? Molto dipende dalla disposizione d’animo di ciascuno e anche dalle circostanze in cui ci si trova. Io non ho una risposta valida a prescindere. Mi regolo di conseguenza, mi arrabatto, come ho sentito dire qualche sera fa Vittorio Feltri in una intervista alla trasmissione televisiva Belve. Ecco, per la reazione nei confronti dei meschini non esiste un brocardo da applicare, non si può essere apodittici. Dipende anche dal grado di intimità, amicizia o parentela delle persone che abbiamo davanti. Si può mandare a fanculo a cuor leggero un lontano conoscente, è più difficile, ma si fa, con un amico, quasi impossibile con un parente prossimo, un congiunto come un padre, una madre, un fratello. Quando ci sono vincoli di consanguineità, si soffre in silenzio, si vedono le storture nel comportamento del proprio congiunto, si vorrebbe prendere le distanze ma per ragioni sentimentali o addirittura economiche non lo si può fare e la convivenza diventa un inferno.