Prefazione a un libro di poesie inedite di Aldo D’antico, Erva te jentu, in dialetto parabitano

di Paolo Vincenti

Il libro che avete tra le mani ha avuto una travagliata gestazione. Nato per essere pubblicato quando l’autore era ancora in vita, ha subito una serie di rallentamenti dovuti soprattutto alle precarie condizioni di salute dell’autore stesso. Il libro inoltre doveva improrogabilmente essere firmato “Mesciu Masi”, questo lo pseudonimo scelto da Aldo D’Antico per non meglio precisate ragioni; vano ogni tentativo di conoscerle da parte di chi scrive quando Aldo mi chiese di confezionare una prefazione che accompagnasse la silloge poetica. Oggi il libro vede la luce grazie all’interessamento della benemerita associazione Progetto Parabita, in abbinamento con la rivista NuovAlba, proprio quella rivista che ha visto tante volte comparire sulle proprie pagine la firma dell’autore. Ci sono anche più chiare le ragioni della bizzarra decisione di nascondere la propria identità dietro uno pseudonimo: la prima va ricercata in una sorta di malcelato pudore da parte di Aldo a mostrarsi poeta, lui che era conosciuto più come storico ed infaticabile promotore culturale che come versificatore; la seconda ragione consiste certamente nel timore di potere oscurare in qualche modo il nome dei tanti poeti che come editore aveva pubblicato nelle sue collane, specie perché il libriccino sarebbe stato pubblicato dalla medesima casa editrice, ovvero Il Laboratorio. Ma oggi, con questa pubblicazione, sono venute meno le remore di Aldo e noi possiamo far leggere ad un pubblico ampio le sue perle poetiche, anche grazie al beneplacito della famiglia.

D’Antico, studioso di lungo corso, cultore della storia, della letteratura e delle tradizioni popolari, proveniva, come il suo alter ego Mesciu Masi, da una terra, Parabita, che ha dato moltissimi poeti rimarchevoli quali, per citare solo i più recenti, Rocco Cataldi, Tommaso Ravenna, Giuseppe Greco, Antonio Colizzi, Mario Cala.

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