Inchiostri 139. Grotta dei Cervi

di Antonio Devicienti

Era forse per riti celebrati nel ventre segreto della terra: scendevano dentro la madre fino ai segni che promettevano cibo, vita, guarigione.

Aggiungevano segni.

La loro lingua, la loro musica, i segni che certamente si dipingevano o tatuavano sul corpo, i cibi che preparavano anche con fine sacrificale davano forma al mondo, dal mondo ricevevano forma.

E il Salento (sebbene ancora in là da venire) cominciava da sùbito a essere stratificazione, continuo palinsesto di segni, di voci, di memoria.

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