di Gianluca Virgilio
Di solito, quando leggo un libro e, già dalle prime pagine, mi viene la voglia di parlarne, mi munisco di carta e penna per trarne pochi appunti, che poi potrebbero tornarmi utili al termine della lettura, quando inizia il tempo della scrittura di queste mie note, che altro non vogliono essere che un breve commento a margine di quanto altri ha scritto. Così è stato anche per il libro, fresco di stampa, di Giorgio Agamben, Quaderni, Volume I 1972-1981, Quodlibet, Macerata 2024. In questo caso, però, la mole di appunti che mi ritrovo sotto gli occhi alla fine della lettura è tale che neppure una severa selezione di essi basterebbe per fornire al lettore una traccia convincente dell’arduo e articolato discorso filosofico dell’autore.
Giorgio Agamben, classe 1942, è uno dei filosofi italiani più acuti e originali del panorama filosofico nazionale ed è conosciuto e tradotto in tutto il mondo. Ho avuto modo di parlarne in questa sede a proposito del suo “diario filosofico in pubblico” Una voce, ch’egli tiene nel sito della casa editrice Quodlibet, dove spesso ha preso posizione controcorrente su temi di grande attualità (per es. la pandemia e la guerra in Ucraina).
Condivido la passione e l’ammirazione nei confronti di Giorgio Agamben – anch’io mi sono letteralmente precipitato ad acquistare il primo volume dei suoi “Quaderni”; più che un libro da “leggere” è un livre de chevet da centellinare, consultare, sfogliare e ancora sfogliare in cerca di tracce, suggerimenti, suggestioni…
Temo che pochissimi ormai in tutto il cosiddetto Occidente posseggano la medesima lucidità e il medesimo coerente coraggio etico, politico e intellettuale di Agamben.
Un rinnovato grazie a Gianluca che cura con passione e dedizione “Iuncturae” e continua a dare eco alla voce di Giorgio Agamben (e, anche, di altri intellettuali e studiosi altrettanto coraggiosi e liberi).
Grazie, caro Antonio. Tu sei sempre troppo buono con me. Ti abbraccio!