Io gli inviai le foto dello scritto di Braico e lui mi mandò un suo libro, dal titolo Building a Civil Society. Associations, public life and the origins of modern Italy (stampato dall’University of Toronto Press nel 2013), apponendovi la seguente dedica: “A Lucio | con affetto, | Steve”. Per ricambiare gli feci spedire un pacco con alcune pubblicazioni del Centro studi “Sigismondo Castromediano e Gino Rizzo” di Cavallino di Lecce, di cui ero presidente, tra le quali il volume Sigismondo Castromediano: il patriota, lo scrittore, il promotore di cultura. Atti del Convegno nazionale di studi, da me curato con Fabio D’Astore (Galatina, Congedo, 2014). Quando lo ricevette, Soper mi scrisse così, il 21 aprile 2015:
Nell’agosto del 2016, poi, mi scriveva che aveva vinto una borsa di studio che lo liberava dagli obblighi didattici dell’Università e gli dava l’opportunità di venire in Italia per continuare la sua ricerca su Castromediano, Settembrini, Poerio e gli altri prigionieri partiti con loro per gli Stati Uniti. Pensava di venire in Italia per il mese di novembre, e di passare le prime tre settimane del mese a Roma, Napoli ed altre città e paesi meridionali dove si trovano degli archivi importanti. Io allora approfittai per invitarlo a tenere una conferenza presso il Centro Studi di Cavallino. Soper accettò con piacere e propose anche un titolo per il suo intervento: “Mai dimenticare: gli elenchi dei nomi di patrioti nelle Memorie di Sigismondo Castromediano”.
La conferenza, tenutasi il 12 novembre presso la Sala consiliare del Comune di Cavallino, con la presenza del sindaco e dell’on. Gaetano Gorgoni, che era la vera anima del Centro Studi, venne seguita con grande interesse e apprezzata da tutti i presenti (storici, studiosi, studenti, persone comuni). Nel corso della serata venne proiettato un episodio del film Noi credevamo, diretto da Mario Martone, tratto dal romanzo omonimo di Anna Banti e ispirato appunto, come quello, alla vicenda dei patrioti meridionali. Successivamente Soper mi mandò il suo intervento che figura ora nel volume da me curato, Tra realtà storica e finzione letteraria. Studi su Sigismondo Castromediano (Lecce, Pensa MultiMedia, 2019). Qui egli si sofferma su un aspetto particolare delle Memorie del Duca di Cavallino, la “passione documentaristica” che si rivela nella “compilazione di diverse liste di compagni di prigionia” che, nella sua opera, compaiono per ben nove volte. L’autore del saggio ritiene che Castromediano, per far questo, abbia preso spunto dalle memorie di altri patrioti dell’Ottocento, dai cosiddetti “martiri dello Spielberg” (Giorgio Pallavicino, Giovanni Arrivabene) agli stessi meridionali (Nicola Palermo e Luigi Settembrini), ad Atto Vannucci. Complementari alle liste dei nomi sono le storie, a volte drammatiche, di rovina fisica e materiale, di tanti prigionieri politici caduti nell’oblio che non ebbero né una statua né una lapide nemmeno nei loro paesi. E proprio per rimediare a questa mancanza di riconoscimenti Castromediano, col suo libro, creò per i suoi compagni – sostiene Soper con una suggestiva definizione ‒ un «monumento di carta».
Va detto che il volume appena citato, che affianca idealmente gli Atti del Convegno del 2012, ha imposto definitivamente il nome di Castromediano all’attenzione nazionale e internazionale, tirandolo fuori da quella angusta dimensione provinciale in cui era stato ingiustamente confinato. A esso, oltre a importanti studiosi italiani, hanno collaborato anche francesi come Yannick Gouchan e Laurent Scotto d’Ardino, e americani come Charles Klopp, oltre a Soper. In particolare, Carceri e galere politiche. Memorie, opera quasi del tutto ignorata fino a poco tempo fa e fatta oggetto di accurate analisi nel libro, è ormai considerata uno dei capolavori della memorialistica risorgimentale ed è entrata stabilmente nel canone di questo particolare genere letterario dell’Ottocento italiano.
Nei giorni della sua permanenza, Soper ebbe anche la possibilità di consultare a Lecce il ricchissimo Archivio Castromediano grazie alla disponibilità dell’on. Gorgoni che lo possedeva, scattando numerose foto di importanti documenti epistolari. Di questi materiali si è poi servito nel saggio dal titolo Scattered friends and collected memories: The unpublished letters of fellow prisoners to Sigismondo Castromediano che ha voluto offrire, in segno di amicizia nei miei confronti, per il volume Metodo e passione. Studi sulla modernità letteraria in onore di Antonio Lucio Giannone (Napoli, La Scuola di Pitagora, 2022).
Più recentemente, gli ho inviato un altro mio saggio, intitolato Memorialistica meridionale del Risorgimento: nuove acquisizioni, apparso nel volume “D’animo virtuoso ed educato ad umanità”. Studi in ricordo di Marco Sirtori, a cura di Cristina Cappelletti e Thomas Persico (“Sinestesie”, a. XXIV, n. 24, pp. 27-41), presente anche in questo sito (clicca qui e qui. Qui ritornavo sul tema dell’“epopea risorgimentale del Sud” (come ho avuto occasione di definirla), dando notizia di due altre opere dimenticate che si aggiungono al già cospicuo corpus di scritti dedicati a questo argomento: il libro di Antonio Nicolò, Ten years’ imprisonment in the dungeons of Naples, pubblicato a Londra in inglese nel 1861, e il “dramma storico in un prologo e tre atti” di Antonio Guerritore, dal titolo I deportati napoletani, apparso a Napoli nel 1900. Dopo averlo ricevuto, Soper, il 24 novembre u. s., mi ha scritto, fra l’altro, così “Ho letto il tuo saggio e, come sempre, ho imparato molto. Complimenti! Non sapevo che Antonio Nicolo avesse tradotto una parte delle sue memorie […]. Le tue pagine sul Nicolò e sul dramma di Guerritore sono bellissime”.