Ho sentito qualcosa del rapper incriminato e non mi ha particolarmente impressionato, come non mi impressionano i neomelodici che cantano le gesta della camorra. Sempre Zappa, per me un maestro di vita, disse: “Ci sono più canzoni sull’amore che su qualunque altra cosa. Se le canzoni potessero indurci a fare qualcosa, ci ameremmo tutti.” Potrei dire di non essere completamente d’accordo, perché se un comportamento viene legittimato attraverso brani musicali che diventano popolarissimi, gli individui più influenzabili potrebbero anche pensare che non ci sia nulla di male a comportarsi in un certo modo.
Zappa scrisse la più potente, secondo me, canzone sul potere della religione nel condizionare i rapporti tra le persone, si chiama Dumb all over (tutto scemo) e parla dei popoli che credono in un libro scritto da una divinità e che, per obbedire ai suoi dettami, compiono le peggiori atrocità, visto che di libri ce n’è più di uno, ma il mio libro è migliore del tuo.
Non penso che sia giusto impedire che un tale che produce suoni e testi che non mi piacciono sia messo a tacere e che si possa impedire che persone che si sentano gratificate dalla sua “arte” possano ascoltarlo. Sarebbe come chiudere i fast food perché ci si mangia male. Secondo me i fast food dovrebbero fallire perché nessuno dovrebbe più mangiare cibo spazzatura, a causa di un’evoluzione del gusto verso alimenti sani. Ma se qualcuno ci vuole andare… certo, bisognerebbe proibire pubblicità che stimolano il consumo di cose che fanno male. Si mettono avvertimenti nelle pubblicità delle medicine, o in quelle che incitano al gioco d’azzardo, inclusi i prodotti bancari. Il fumo non può essere pubblicizzato, ma lo sono gli alcolici, anche se con più pudore. Slogan come “Il brandy che dà la felicità” non sono più accettabili. Sembrava la pubblicità dell’acqua di fuoco da dare agli indiani. Sei infelice? Ubriacati e il brandy ti darà la felicità.
Quando, come amo spesso ricordare, andai a vedere i Beatles nel 1965, quei quattro ragazzi erano visti molto male dai benpensanti. La loro musica non passava in radio, e i giornali parlavano di loro come oggi parlano di quel rapper. Più ne parlavano male, più noi sentivamo di essere nel giusto ad apprezzarli. Dubito che Tony Effe sia il nuovo John Lennon, o il nuovo Frank Zappa. Ma questo mi fa venire in mente una pubblicità della China Martini, con Ernesto Calindri, Franco Volpi e Camillo Milli, in cui si parla di cose come il cinema e la fotografia dicendo che si tratta di novità che non possono durare: Dura minga… dura no.
Da anziano confesso di nutrire più trasporto per gente come Jimi Hendix che per Tony Effe, ma chi sono io per dire che Tony Effe non ha diritto di esprimere il suo talento? Certo, se organizzassi un evento non lo inviterei. Sarei uno scemo a farlo, vista l’opinione che ho di lui, e farei la figura dello scemo a disinvitarlo, rendendolo un martire della censura. Tutto scemo (Dumb all over).
[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 24 dicembre 2024]