Il volume si apre con delle brevi, ma incisive presentazioni di Tommaso Marcucci, Presidente dell’Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Lecce; Francesco Micelli , Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Lecce;Luigi Ratano Presidente Collegio Provinciale Geometri e Geometri Laureati di Lecce; Roberto Babbo, Presidente FSC Lecce. Ad esse segue la Premessa dell’Autore e una Nota editoriale di Michele Mainardi, egregio studioso della realtà artistica leccese. Il testo poi si articola in tre parti: I. “Il lungo Medioevo”; II. “Maestri e maestranze opere e cantieri tra Rinascimento e Barocco”. “Il terremoto del 1743 e il rinnovamento architettonico dei centri della Puglia meridionale”; III. “La svolta dell’Ottocento preunitario”. Alla fine di ogni parte seguono le biografie degli autori citati.
Tutto questo è un po’ l’asse portante di una narrazione ricchissima di notizie esposte con perizia narrativa. Basti qui ricordare le pagine dedicate al terremoto che, avendo l’epicentro nel Canale d’Otranto, si ebbe il «20 di febbraio dell’anno 1743, giorno di mercordì ad ore 23 e mezza» e che generò un disastro di persone e monumenti da Brindisi a Nardò, da Oria e Manduria a Gallipoli, Presicce e Castrignano. Evento drammatico che condusse di conseguenza al «più grande sforzo di ricostruzione mai verificatasi in Terra d’Otranto». Che è anche un’occasione, di là dal ricordo del tragico episodio, di sottolineare come i nostri conterranei fossero attenti, nel passato, ad affrontare con rapidità e decisione le avversità e a riedificare edifici che erano non solo delle strutture religiose, ma altresì dei centri di bellezza che hanno fatto sì che ogni cittadina del Salento possa vantare dei capolavori architettonici che rendono la nostra terra tuttora un gioiello. E come non ricordare tra i numerosissimi architetti Gian Giacomo dell’Acaya (morto a Lecce nel 1570) che tra le tante fortezze ebbe a completare il castello di Lecce, Giovanni Maria Tarantino (morto intorno al 1615) di Nardò, realizzatore di varie opere tra cui il campanile della Collegiata a Copertino, il leccese Giuseppe Zimbalo (1620-1710) che ricostruì la cattedrale di Lecce, ma esercitò in quasi tutto il Salento? Sono solo alcuni nomi tra i tanti artisti e artigiani che operarono particolarmente in quei secoli in cui eccelse il barocco leccese che seppe coniugare in modo eccellente la qualità della pietra con gli effetti monumentali, curati poi con straordinaria efficacia nei particolari.
Sotto tale profilo Salento. L’arte del costruire dal Medioevo al Neoclassicismo non è soltanto la storia, splendidamente illustrata, di monumenti e personaggi della nostra terra, ma è soprattutto la narrazione dell’imprinting culturale di Terra d’Otranto, l’evidenziare ciò che il Salento ha di inconfondibile nei suoi monumenti religiosi e civili (basti pensare a chiese come Santa Croce o San Matteo, al mosaico della cattedrale di Otranto, ai tanti castelli e alle torri costiere): l’immagine di una civiltà che ha attraversato i millenni e che il bel libro di Mario Cazzato ne traccia il percorso dal Medioevo a metà Ottocento.
Ecco: vi sono libri che si leggono in quanto la narrazione avvince il lettore, altri che si sfogliano per la bellezza delle immagini. Il volume Salento. L’arte del costruire dal Medioevo al Neoclassicismo non è solo tutto questo: è pure la testimonianza del contributo del Salento alla storia di una nazione, l’Italia, che tanto ha dato alla vita culturale del mondo. Per questo è un testo che non può mancare nelle nostre biblioteche e che è pure un vanto della nobile editoria salentina.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia” del 19 dicembre 2024]