Ebbene sì, sono stato professore ordinario in un gruppo concorsuale chiamato Zoologia e Antropologia, ora sono in pensione ma ho appena concluso un corso di comunicazione scientifica, in inglese, presso l’Università Politecnica delle Marche. Avendo quasi 74 anni non mi immergo più in acque infestate dagli squali, come ho fatto in molti mari, dalla California alla Papuasia. Uso la mia esperienza per affrontare temi concettuali in campo scientifico, nella comunicazione, e nel supporto alle decisioni. Si dà il caso che la zoologia studi la componente animale della biodiversità, da non molto inserita, assieme agli ecosistemi, nei valori fondanti del nostro vivere civile, nell’articolo 9 della Costituzione Italiana. Nelle linee guida del Recovery Plan dell’Unione Europea, quello che ci ha assegnato i 209 miliardi del PNRR, si dice espressamente che la biodiversità deve essere “trasversale a tutte le iniziative”. La sostenibilità di un’iniziativa si misura con i suoi impatti su biodiversità ed ecosistemi: se gli impatti sono positivi, c’è sostenibilità, se sono negativi non c’è. Ora, forse Crippa non sa che anche le città fanno parte di ecosistemi, e che i piani urbanistici devono essere calibrati secondo le direttive europee, quelle che chiedono che la biodiversità sia trasversale a tutte le iniziative. Forse ho qualche competenza in più, rispetto a un laureato in storia del cinema. Non ho lavorato su biodiversità urbana, ma ne so a sufficienza per esprimere un parere sul tema trattato nella Salvamilano, che potrebbe essere simpaticamente ribattezzata Salvami l’ano, visto che assolve costruttori che hanno operato in barba alle regole, a quanto mi dicono i giuristi che hanno firmato assieme a me. Anche loro, probabilmente, ne sanno più del Crippa, che termina dicendo che l’appello non fa proposte: “nessuno, o quasi nessuno, che abbia affrontato nel concreto, nel concretissimo, i temi posti dello sviluppo edilizio di una metropoli sintetica e compressa, già iper infrastrutturata e persino attivissima nella trasformazione verde come Milano. L’appello, infatti, parla d’altro e parla per slogan”. Crippa pare appartenere a quel terzo di italiani che non è in grado di comprendere un testo. L’appello chiede che si rispetti la legge vigente, senza aggirarla con un decreto che ne stravolge il portato.
La rozzezza intellettuale di chi ironizza sulla qualifica di “zoologo” potrebbe essere sornionamente smontata facendo riferimento alla Bibbia, che racconta come il Creatore abbia dato un solo compito ad Adamo: dare il nome agli animali. Noi zoologi diamo il nome agli animali e, quindi, siamo in missione per conto di Dio, proprio come i Blues Brothers. E Crippa è in missione per conto di chi?
[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 19 dicembre 2024]