Sine ira et studio: lettera aperta a Edith Bruck e Liliana Segre

di Angelo D’Orsi

Gentilissime,

non ho il piacere di conoscere di persona la signora Liliana Segre, mentre conosco, da molti decenni, Edith, che mi onoro di considerare una delle mie più care amiche. Lei, signora Segre, ha ricevuto nel 2018 il laticlavio dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, gesto che tutti abbiamo apprezzato, non tanto, mi consenta, per i Suoi meriti personali, quanto per ciò che Ella stessa rappresenta: una sopravvissuta a un tentato genocidio. Anche tu Edith, sei una sopravvissuta, e sebbene tu non sia stata nominata “senatrice”, le tue opere – romanzi racconti poesie cinema televisione – costituiscono un pubblico riconoscimento, al quale la visita, nella tua dimora romana, di Papa Francesco ha dato recentemente un suggello straordinario. Perciò sono rimasto a dir poco sconcertato dalla tua reazione alterata, inutilmente aggressiva, verso il pontefice dopo le parole da lui pronunciate che in forma dubitativa accennavano alla necessità o opportunità di accertare se a Gaza fosse in corso un genocidio.

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