– Io,disse una Signora Corpulenta, vengo dalla Stazione ferroviaria… Ho appena perso il treno per Foggia… Che, per caso, l’avete ritrovato?
L’Impiegato allo sportello chiese al Collega di controllare in magazzino, ma dopo qualche minuto il Collega ritornò a mani vuote, spiegando che di là c’era soltanto un treno locale per Ruvo di Puglia, e una vecchia littorina in disuso, sicché la Signora Corpulenta se ne andò via, sbuffando come una locomotiva.
– Lei, dica: che cosa ha perduto?”, fece duro l’Impiegato ad un Signore Calvo. “Mi sembra chiaro – disse quello – ho perso i capelli! Vede, li portavo giustappunto come ce li ha lei!”.
L’Impiegato si passò d’istinto la mano sui capelli, poi bruscamente soggiunse: “Che vuole insinuare?”.
“Oh, niente, per l’amor del cielo! – esclamò il Signore Calvo piuttosto intimorito – Cercavo solo di fornire qualche indicazione più precisa…”.
“Capelli persi, è raro ritrovarli!” – sentenziò l’Impiegato – Avanti un altro…”.
Si presentò un Ometto, ingessato dalla testa ai piedi, con garze e cerotti dappertutto: “E’ già la terza volta che mi succede – spiegò l’Ometto – ho perso l’equilibrio…”.
Tutti si misero a ridere, e così forte che il Gendarme dovette intervenire di nuovo per ristabilire l’ordine.
Intanto, cominciava a farsi tardi, e qualcuno dal fondo urlò: “E’ incredibile! In quest’Ufficio non si ritrova mai niente, ma in compenso si perde sempre del tempo!”.
Giù altre risate, e il Gendarme questa volta sguainò minaccioso la sciabola: “Vi avverto, signori, che io non ho mai perso niente, perciò guai a voi se mi fate perdere la pazienza!”.
Arrivò il turno del Tifoso della Squadra del Cuore: “Dica un po’: – esordì con tono arrogante, poggiando i gomiti sullo sportello e alitando forte in faccia all’Impiegato – io ho perso la bussola perché la mia Squadra del Cuore ha perso la partita… Adesso chi me li ridà i punti in classifica che abbiamo perduto?”.
L’Impiegato neanche gli rispose. Prese dal cassetto della scrivania un grosso martello e glielo batté violentemente sul cranio: “Adesso i punti se li faccia dare dal suo medico di famiglia!”, sibilò, con un sorriso sinistro.
“Ha fatto bene! – disse a quel punto un Vecchietto che sireggeva a malapena sul bastone – Quel giovinotto aveva perso le buone maniere, altro che la partita!… Comunque, figliolo, io sono qui perché ho perso la fiducia nelle Autorità, e specialmente nei Militari, che mi hanno fatto perdere la guerra… A dirla tutta, io i Militari non li posso proprio soffrire, ha capito?!”.
Fu a questo punto che il Gendarme, ferito nella propria dignità di soldato, perse la tramontana. E cominciò a roteare furiosamente il suo sciabolone, facendo scappare tutti a gambe levate.
Dietro l’angolo del palazzo, acquattato e ben al sicuro, il Vecchietto che aveva provocato tutto quel pandemonio sghignazzava compiaciuto.
“Allora, hai visto?… – diceva a un Altro Vecchietto più vecchio di lui – Hai visto che sono riuscito a fare sgombrare l’Ufficio? Hai perso la scommessa, mio caro, ma adesso che non c’è nessuno puoi entrare tranquillo e chiedere con tutta calma se hanno ritrovato la tua dentiera…”.
[Tratto da Misteri prodigi e fantasie in Terra di Puglia, Capone Editore, Lecce 2015]