Sulla lapide è scritto ‘monacensi bavaro’, facendo pensare che era nato a Monaco di Baviera e che morì a 43 anni. E Gonzati, a proposito della morte scrive: “Ma fosse invidia, od altra peggior passione, non passò un anno dalla sua scoperta, che tragica morte pose fine a’ suoi giorni. Sull’imbrunire del 22 agosto 1643 era Giangiorgio sulla porta della sua abitazione, onde godere il refrigerio d’un aria men calda, quando appostatolo un tal Jacopo Cambier, tiragli un colpo di carabina al petto, che lo passò da parte a parte. Il meschino nell’esalar col sangue la vita, proferì queste sole parole: ‘son morto Cambier, o Cambier […]. Tale misero fine ebbe il Wirsung quando toccava appena l’anno quarantesimo terzo”.
Antonio Gamba (1920-2002)4, dopo aver consultato i documenti tra la Natio germanica e i Senati di Monaco e di Augusta per chiarire quale fosse la città natale del Wirsung ed un documento trovato nell’Archivio di Stato di Padova dal titolo 1643 – Denontia dei beni del quondam Giovanni Giorgio Wirsung medico tedesco mancato senza heredi et senza testamento, scrive che Wirsung era nato il 3 luglio 1589 ad Augusta e non a Monaco e al momento della morte non aveva 43 anni, come erroneamente è riportato sulla lapide, ma 54 anni.
Ai tempi del Wirsung tutti gli studenti dell’Università di Padova erano organizzati in “nationes”, a seconda dell’area geopolitica di provenienza, e distinti in consiglieri/assessori e procuratori allo scopo di poter avere assistenza linguistica, religiosa e anche legale durante tutto il periodo di permanenza allo Studio patavino. Tra le varie nationes c’era la Natio germanica di cui facevano parte non solo studenti alemanni, ma anche olandesi, belgi, fiamminghi, danesi, svizzeri, austriaci e boemi. Nel 1553 la Natio germanica per dissidi interni si divise in Natio germanica iuristarum, che comprendeva gli studenti di diritto, e la Natio germanica artistarum, che comprendeva gli studenti di medicina, filosofia e teologia (Chiara Mezzalira)5.
Wirsung, giovanissimo, si recò a Parigi per frequentare la scuola anatomica di Jean Riolan junior (1577 – 1657), anatomista francese e medico personale di Maria dei Medici; poi, intorno al 1620, si spostò ad Artdorf, città tedesca della Baviera e città natale della madre, per seguire le lezioni di Kaspar Hofmann (1572 – 1648) , allievo di Girolamo Fabrizi d’Acquapendente ( ? .- 1619). Nel 1629, attratto dalla fama dello Studio patavino, ormai quarantenne, si recò a Padova per laurearsi in medicina. Iscrittosi alla Natio germanica artistarum, si registrò come studente di medicina e filosofia l’8 novembre 1629 pagando la tassa di 11 lire e 10 soldi. Si registrò anche come monacense, probabilmente in rapporto al fatto che Manaco di Baviera era città di prevalente confessione cattolica, a differenza di Augusta che allora era considerata roccaforte del protestantesimo, e questo avrebbe potuto interferire con la sua laurea in medicina (Chiara Mezzalira) 5.
Giunto a Padova, prese dimora in prossimità della chiesa del Santo, vicino al collegio Pratense, sito nell’odierna via Cesarotti, fittavolo di una certa madonna Vittoria Carrara. In quella casa avrebbe ospitato lo studente di filosofia e medicina Moritz Hofmann, iscrittosi nel 1641 e probabilmente parente del suo maestro altorfino.
A Wirsung bastavano pochi mesi per conseguire la laurea per una disposizione che consentiva di abbreviare i tempi, a patto di dimostrare di aver seguito gli studi in altre università o di aver dato prova di buona preparazione scientifica. Ma per laurearsi bisognava prima pronunciare la pubblica professione di fede cattolica, secondo quanto stabiliva la bolla di Pio IV del 15646 ; senza questa professione gli studenti delle Università dei Paesi cattolici non potevano laurearsi. Wirsung pronunciò la professione di fede il 19 marzo 1630 e il 23 marzo 1630 si laureò in medicina e filosofia. Sembra che nei primi tempi il medico non se la passasse troppo bene tanto che la Natio dovette aiutarlo con un sussidio perché potesse permettersi una sistemazione dignitosa. La situazione poi migliorò e anche la sua posizione nell’ambito della Natio germanica artistarum migliorò di prestigio coprendo la carica di consigliere nel 1638. Dopo la laurea decise di stabilirsi a Padova, dove esercitò la medicina e la chirurgia e dissezionando cadaveri privatamente. Proprio durante una di queste dissezioni, nel marzo 1642, scoprì il condotto pancreatico maggiore, a cui resta legato il suo nome.
La scoperta del dotto pancreatico per alcuni, tra cui il prof. Vesling 7 fu casuale, ma altri dicono che avvenne sulla scia di un rilievo fatto da Moritz Hofmann 8 durante la dissezione di un tacchino. Al momento della scoperta del dotto pancreatico erano con Wirsung due studenti della Natio germanica, precisamente il danese Thomas Bartholin e il tedesco Moritz Hofmann, che della scoperta diedero testimonianza in tempi diversi. Bartholin lasciò intuire ad una diretta partecipazione anche alle successive indagini del Wirsung. Moritz Hofmann disse che era presente alla scoperta del Wirsung e perciò rivendica la priorità della scoperta di questo dotto; altrettanto fece il figlio di questi, Johann Moritz (1653-1727). A proposito di queste rivendicazioni, Gamba dice che esse “vanno valutate con riserva, perché invocate solamente dopo molti anni dalla morte del Wirsung”. Giovanni Battista Morgagni (1682-1771) si schiera dalla parte del Wirsung che, come scrive il prof. Giuseppe Ongaro (1936-2023): 9 “provvide ad affidar la sua scoperta alla tavola in rame e ad assicurare la diffusione, prevenendo così ogni tentativo di appropriazione e legando per sempre il suo nome al nuovo reperto”. Della lastra di rame fece delle stampe e ad ogni lettera che inviava agli anatomisti di allora allegava una stampa. Importante è la lettera che inviò il 7 luglio 1643 al suo maestro Riolan, che a sua volta rispondeva: “La figura da te disegnata, che dimostra accuratamente il decorso del canale pancreatico, mi induce ad affermare che la tua ammirabile scoperta è utilissima per la conoscenza e per la cura delle malattie degli organi ipocondriaci […]”. Lettera che, insieme alla risposta, l’anatomista Riolan pubblicò nel 1650 10. E Gamba scrive che Wirsung “aveva progettato la pubblicazione di un trattato in cui verosimilmente avrebbe inserito anche la famosa tavola del pancreas, ma la morte improvvisa ne impedì la realizzazione”. E a coloro che dicono che l’anatomista nulla diede alle stampe Gamba scrive che” la comunicazione epistolare aveva all’epoca il valore di pubblicazione per stampa”.
La lastra di rame fu trovata il 23 agosto 1643 tra i vari effetti personali del Wirsung e venne conservata in un primo momento nella biblioteca della Natio germanica artistarum e oggi è custodita a Padova presso il Museo della Medicina (MUSME). In essa è inciso: J. Georgii Wirsungi Inventum, e sotto è scritto figura ductus cuiusdam cum multiplicibus suis ramulis in pancreate a J. Georg Wirsung Phil. et Med. Doct in diversis corporibus humanis observati. Padua 1642.
Per quanto riguarda la morte, i motivi per cui fu ucciso non si conoscono, si possono solo avanzare delle ipotesi (Chiara Mezzalira) 11 perché i documenti giudiziari furono persi in un incendio dell’Archivio criminale. Sembra che il belga Cambier sia riuscito a fuggire il giorno dopo il delitto e che probabilmente fu coperto dalla stessa Natio e anche la denuncia della sua morte fu fatta il 23, un giorno dopo. E, come scrive il prof. G. B. Morgagni, non sembra essere legata alla scoperta del dotto pancreatico, ma a motivi personali. E’ il prof. Ongaro 12ad avanzare l’ipotesi più probabile, ossia che Cambier era iscritto dal 1641 alla Natio Germanica e il 5 luglio 1643 fu eletto procuratore, ma aveva dovuto lasciare la carica a causa di forti dubbi sollevati su di lui dalla stessa Natio. È probabile che i dubbi sul Cambier li avesse sollevati proprio l’anatomista Wirsung, che ricopriva la carica di consigliere/assessore, e da qui il risentimento che avrebbe portato il belga al gesto estremo. Antonio Gamba riferisce che i funerali si tennero alla basilica del Santo con la partecipazione dei membri delle due Natio germaniche e che da quanto riporta l’Archivio della Curia vescovile di Padova, nel Liber mortuorum ab anno 1628 ad annum 1665 il Wirsung era cattolico praticante: “s’era comunicato la Pasqua prossima in questa chiesa Ecclesia Sancti Laurentii”: il Wirsun abitava nella contrada del Santo, ma la parrocchia era quella di san Lorenzo, edificio che sorgeva vicino all’attuale zona della tomba di Antenore, nei pressi del ponte di San Lorenzo.
La sala dei “Quaranta”, Palazzo del Bo, Università di Padova, è così chiamata per la presenza di 40 ritratti di studenti stranieri che, tra il XV e il XIX secolo, hanno frequentato l’Università di Padova. I 40 ritratti furono realizzati nel 1942 su commissione del Rettore Carlo Anti 13 da Gian Giacomo dal Forno 14. Il restauro è stato uno dei grandi progetti dell’Ateneo per i suoi primi 800 anni. Tra i 40 ritratti c’è quello di J.G. Wirsung, il cui restauro è stato sostenuto dall’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Padova e fu inaugurato il 29 settembre 2021. Tuttavia, il volto del Wirsung è ignoto, essendo andato disperso il quadro che lo raffigurava e che si trovava nella sua dimora, quindi il ritratto è solo frutto della fantasia dell’artista Gian Giacomo dal Forno.
In occasione dei 40 anni della sua fondazione, il Rotary Club Padova Est, fondato il 16 novembre 1984, ha pensato di lasciare una traccia celebrativa nella città di Padova ed ha individuato il restauro del cenotafio con stemma commemorativo dell’anatomista J.G. Wirsung.
E per concludere il Gonzati 15 riporta: “La Baviera può andar lieta di questa gloria nazionale, e Padova rammentar con vanto un sì celebre alunno della Sua Università”, elogio del prof. Ottavio Ferrari (1607-1682) 16.
Zaramella 17, nel suo libro “Guida inedita della Basilica del Santo” (p. 761), afferma: “gli impiegati al negozio del Messaggero, (situato nel chiostro del Capitolo o della Magnolia), scorsero un giorno un distinto signore che con un batuffolo di cotone inumidito detergeva dalla polvere la lapide a Giangiorgio Wirsung. Richiesto del perché rispose “sono tedesco e questo è uno dei più grandi geni e benefattori dell’umanità”.
Il prof. G. Ongaro 18 scrive che G. G. Wirsung “giace sepolto a Padova, vicino a Sant’Antonio, in luogo benedetto, al fresco e in pace eterna”.
E Antonio Gamba riferisce che anche il Vesling, sebbene risentito per il fatto che il Wirsung non lo avesse fatto partecipe della scoperta del dotto prima di darne pubblica comunicazione, alla sua morte scriveva nel suo Syntagma anatomicum19del 1647: “Giovanni Giorgio Wirsung è da lodare per la sua diligenza: a lui il presente secolo è debitore della scoperta del singolare canale individuato nel pancreas”.
NOTE
1 Il pancreas è una ghiandola lunga 13 cm, posta trasversalmente nella parte superiore dell’addome; si distingue in tre parti: testa, corpo e coda. Il pancreas è una ghiandola mista cioè contemporaneamente a secrezione interna o endocrina e a secrezione esterna o esocrina; quindi presenta una struttura molto diversa in rapporto alle funzioni delle singole parti. Il pancreas endocrino è costituito dalle cosiddette isole di Langerhans che non hanno alcun collegamento con i dotti della parte esocrina. La parte endocrina produce importanti ormoni come insulina e glucagone che intervengono nel metabolismo degli zuccheri. La parte esocrina è costituita da cellule dette acini pancreatici da cui si dipartono piccoli canali che sfociano nel dotto pancreatico maggiore o del Wirsung che attraversa la ghiandola per l’intera sua lunghezza e sfocia nella papilla duodenale maggiore o di Vater insieme al dotto coledoco della bile. Esiste un altro dotto pancreatico detto minore o accessorio o del Santorini e sbocca nella papilla duodenale minore. La parte pancreatica esocrina produce il succo pancreatico che è alcalino e ricco di enzimi importanti per la digestione degli alimenti.
2 B. Gonzati, La Basilica di S. Antonio di Padova. Ed. A. Bianchi, Padova 1853.
3 Johann Vesling, riportato anche come Johannes Wesling, latinizzato come Joannes Veslingius e italianizzato come Giovanni Veslingio, è stato un anatomista e botanico tedesco. Nato a Minden, in Vestfalia, nel 1598. Studiò medicina e anatomia a Vienna, laureandosi; poi fece un viaggio in Oriente e al ritorno in Italia si stabilì a Venezia dove nel 1628 aprì pubblica scuola di Anatomia alla quale accorrevano moltissimi giovani italiani e stranieri per ascoltar le lezioni dell’illustre alemanno. Nel 1632 l’Università di Padova gli conferiva la cattedra di anatomia con l’obbligo di insegnare altresì chrurgia. Nel 1638 ottenne la cattedra di Botanica e divenne prefetto dell’Orto Botanico; continuò a tenere le lezioni di Anatomia, tralasciando però quelle chirurgiche. Morì a Padova nel 1649 e fu sepolto con grandissimi onori nel chiostro del Capitolo della Basilica del Santo e gli fu eretto un mausoleo dentro la stessa Basilica.Dopo la morte di Wirsung scriveva nel suo “Syntagma anatomicum” dicendo: Giovanni Giorgio Wirsung è da lodare per la sua diligenza: a lui il presente secolo è debitore della scoperta del singolare canale individuato nel pancreas” (Syntagma anatomicum. Patavii 1642, pp. 6-7).
4 A. Gamba. Johann Georg Wirsung: un celebre scolaro straniero dello Studio di Padova. In “Padova e il suo territorio, rivista di storia arte cultura, fascicolo 30, aprile 1991.
5 www.ilbolive.unipd.it Medicina a Padova nei secoli: anatomia e mistero con Johann Georg Wirsung C. Mezzalira, 26 agosto 2019.
6 Bolla di Pio IV. Per arginare l’infiltrazione di insegnanti protestanti nelle scuole pubbliche e private dell’Occidente cristiano, papa Pio IV il 3 novembre 1564 emanò la bolla “In Sacrosancta beati Petri” con la quale ordinava che tutti i precettori, maestri ed educatori, sia laici che ecclesiastici, facessero professione di fede cattolica davanti al Vescovo o ad un suo rappresentante. Venezia si allineò immediatamente. In un primo momento si prendevano i dati anagrafici, la città di provenienza, lo stato civile, la qualifica professionale se insegnante laico o ecclesiastico. Dopo si faceva la professione di fede con la quale si dichiarava, tramite un questionario predisposto dalla Curia, di insegnare la dottrina cristiana.
7 J. Veslingi, Syntagma anatomicum, Patavii, 1647.
8 Moritz Hofmann, nato il 20 settembre 1629 a Furstenwalda e morto il 20 aprile 1698 ad Altford; è stato un medico tedesco. Figlio del sindaco David Hofmann e di sua moglie Anna Nosler. Dopo la morte dei suoi genitori fu allevato dallo zio materno. Studiò medicina a Padova e secondo la sua stessa dichiarazione nel 1641 da studente a Padova, scoprì il dotto. del pancreas mentre sezionava un tacchino e lo riferì al suo insegnante Johann George Wirsung che lo trovò anche su un cadavere umano a Padova un anno dopo. Poiché Hofmann non pubblicò mai la sua scoperta, Wirsung è, secondo la maggior parte degli storici della medicina, il primo a descrivere il dotto pancreatico.
9 G. Ongaro, Wirsung a Padova, 1629 – 1643. Ed. Antilia, 2010.
10 J. Riolan, Opera anatomica, Lutetiae Parisiorum, 1650.
11 Chiara Mezzalira, cit.
12 G. Ongaro, cit
13 Carlo Anti, nato a Villafranca di Verona nel 1889, si laureò a Bologna e dal 1922 fu professore di Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana presso l’Università di Padova di cui fu rettore dal 1932 al 1943 e si dedicò al rinnovamento e alla modernizzazione degli edifici universitari e degli strumenti di ricerca. Morì a Padova nel 1961.
14 Gian Giacomo dal Forno, nato a Catania nel 1909 e morto a Milano nel 1989. Pittore, scultore, medaglista, decoratore, formatosi artisticamente a Milano ove ha insegnato per molti anni e in diverse scuole d’arte ottenendo numerosi riconoscimenti. La sua pittura è stata definita “elaborata di materia, delicata di toni”. A lui son attribuiti i 40 ritratti di antichi studenti stranieri dell’Università di Padova, nell’anno 1942. La collocazione dei dipinti e l’articolazione delle pareti fu curata da Giovanni Ponti detto Giò (architetto e designer italiano fra i più importanti del dopoguerra; nasca a Milano nel 1891 e muore a Mlano nel 1979).
15 B. Gonzati, cit.
16 Ottavio Ferrari, archeologo, filologo e bibliotecario italiano, nato a Milano il 1607 e morto a Padova il 1682. Professore presso l’Università di Padova di umanità prima latina e poi anche greca dal 1634 fino alla morte.
17 V. Zaramella, Guida inedita della Basilica del Santo. Quello che del Santo non è stato scritto, Padova, Centro Studi Antoniani, 1996.
18 G. Ongaro, cit.
19 A. Gamba, cit.