Manco p’a capa 230. Il politicamente corretto instupidisce l’homo sapiens

Se io dico “uomo” per indicare la nostra specie che, per inciso, appartiene al genere Homo, devo poter essere libero di farlo senza sentirmi dire che non citare le donne, e tutta la gamma LGBTQ+, rende il mio discorso offensivo. E vorrei poter dire che una donna, o un o un’appartenente a tutta la gamma, è stronzo, stronza stronz senza essere accusato di razzismo. Perché questo è sintomo di razzismo. Che poi è quello che sta avvenendo con Israele, che non può essere accusata di sterminare vittime innocenti perché gli ebrei hanno subito l’Olocausto, e quindi se critichi Israele giustifichi l’Olocausto e il 7 ottobre, e sei antisemita.
In tutte le categorie in cui si riconoscono gli appartenenti alla specie Homo sapiens ci sono individui (e individue) geniali, stupide/i, stronze/i fino ad abbracciare tutta la gamma di tipologie comportamentali e caratteriali umane. Dovrebbe essere normale che l’appartenenza ad una categoria discriminata non giustifichi comportamenti disdicevoli.
Questi continui richiami alla correttezza politica esacerbano le differenze tra le categorie in cui tendiamo a classificare gli appartenenti alla nostra specie. L’obiettivo dovrebbe essere di superare queste distinzioni, non di renderle sempre più evidenti.
Mi piacerebbe poter dire che una donna si è comportata da stronza, giustificando il mio convincimento attraverso l’analisi del suo comportamento, senza sentirmi rinfacciare l’oppressione maschile nei confronti delle donne, fino ad accusarmi di giustificare i femminicidi. Lo so che la discriminazione c’è stata, e che ancora persiste. Come c’è stato l’Olocausto, ma questo non significa a priori che ogni individuo (o individua) di una categoria oppressa sia immune da ogni giudizio critico. Se un ebreo commette un crimine, è un criminale. Anche se gli ebrei hanno subìto crimini orrendi, e lo stesso vale per le donne, e per tutta la gamma LGBTQ+ e spero di non aver offeso qualcuno che non si riconosce in alcuna di quelle categorie. Tipo: gli eunuchi. Per quel che mi riguarda, se mi capita di interagire con altri umani, baso la mia opinione su di loro sui loro comportamenti individuali e non mi faccio influenzare dalle loro apparenze e appartenenze.
Ora che ci penso sono stato anche io accusato di discriminazione razziale quando ho scritto un articolo per Internazionale in cui sostenevo che il mescolamento delle etnie portasse ad individui (in questo caso individue) con caratteristiche particolarmente pregevoli da un punto di vista anatomico. Credevo di aver scritto un articolo contro il razzismo, sostenendo che il mescolamento sia un bene e che la discriminazione sia un male, e invece fui accusato di giustificare gli stupri delle donne africane da parte dei bianchi, perché i primi creoli (e creole) furono il prodotto di quelle aberrazioni, derivanti dallo schiavismo. E quindi, dicendo che le brasiliane sono meravigliose, giustificavo lo schiavismo e lo stupro . Fui invitato a non mandare più articoli… Questa discriminazione non mi toccò più di tanto, ma imparai comunque una lezione, anche se non ricordo più quale, visto che ho scritto questo articolo.

[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 1° dicembre 2024]

Questa voce è stata pubblicata in Ecologia, Linguistica, Manco p’a capa di Ferdinando Boero e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *