Dove (where)?

di Paolo Vincenti

“Ultimamente, i termini britannici vanno per la maggiore, vocaboli come yes, okkey, rapunzel, brunch, waterclòs sono sempre più utilizzati da coloro (color) che (that) pur essendo (too being) italiani (italians) vogliono (want) darsi (give themselves) un (one) tono (tune) internazionale (international). Ad essi va detto: ma va’ là, pirletta”.  (Parla come mangi – Elio e le storie tese)

Il rischio è che qualcuno scambi la mia per una battaglia di retroguardia o, peggio, revanscista, in tempi di conservatori al governo, oppure per una crociata in difesa dell’identità nazionale. Niente di tutto questo. È solo il mio solito disappunto per l’oltraggio alla lingua italiana, messa a duro cimento, nell’era social, dal linguaggio di whatsapp, instagramm e twitter. È che chi conosce solo le 700 parole necessarie alla sopravvivenza ne utilizza ormai almeno la metà in inglese. Non si tratta di autarchia linguistica, per carità. Chi scrive non ha nulla contro la lingua dei britannici, anzi io ritengo l’inglese una delle lingue più belle del mondo. Però est modus in rebus. Rapidissima e rapsodica carrellata per chi è duro di comprendonio: perché breakfast per colazione? perché dire cash per denaro contante? Perché finger food per gli stuzzichini ed happy hour per aperitivo? Perché apple pie per torta di mela? Oppure homeless per senza tetto? Perché meeting per incontro? Community per gruppo? Self enpowerment per stima di sé? Perché brainstorming per dibattito, riunione, confronto? Featuring per duetto? Dres code per codice di abbigliamento? Plan per programma? Business per affari? Food and beverage per ristorazione? All inclusive per tutto compreso? Sentiment per disposizione d’animo? Free per libero? Sold out per tutto esaurito? Mission per obiettivo? Vision per strategia, aspirazione? Enterprise o undertaking per impresa, azienda? Booking per prenotazione? Show cooking per cucina dal vivo? Shooting per servizio fotografico? Location per luogo? Mi fermo qui.

Ma non va meglio neanche se si fa a meno dell’inglese.

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