Il Salento delle leggende. Misteri, prodigi e fantasie nell’antica Terra d’Otranto

di Antonio Mele ‘Melanton’

Quando muoiono le leggende finiscono i sogni. Quando finiscono i sogni, finisce ogni grandezza.

Gli amici.

Se non ci fossero loro, neanche noi saremmo come siamo. Senza amici saremmo persone altre. Diverse. Dimezzate. Gli amici ci completano, tanto quanto noi completiamo loro. In una sorta di mutua protezione e di sviluppo etico, sociale, affettivo, istruttivo.

Un sentimento, l’amicizia – quella vera e forte, naturalmente -, che è antico quanto l’uomo, e comunque fondante di tutte le civiltà. Nella nostra tradizione classicheggiante è emblematica, ed anzi proprio mitica, l’amicizia tra Oreste e Pilade, narrata da Euripide («Gli amici che nella sfortuna non si dimostrano tali, sono amici solo di nome, e non di fatto»), poi celebrata da Ovidio, Cicerone, e perfino dal sommo Dante nel canto XIII del Purgatorio.

Nello specifico ambito culturale e civile salentino ricorderemo ancora una volta il bel monito che ingiunge verso l’amico un affetto sincero e incondizionato: «Ama l’amicu tou cu lu viziu sou». Riconoscendo, tacitamente, che nessuno è perfetto. E noi per primi. 

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