Comincerei con il 2.° Annuario del R. Liceo-Ginnasio “P. Colonna” – Galatina, 1924-1925, stampato nella Tipografia Marra & Lanzi nel MCMXXVI, nel quale si riporta l’orazione funebre del Preside Giacomo Candido, che ricorda i meriti del defunto, non ultimo quello di aver fondato una parte notevole delle scuole cittadine: “Fondò il Liceo “P. Colonna”, la Scuola d’Arti e mestieri, e dette consistenza alla Scuola Tecnica di questa città” (p. 104).
Segnalo poi il Discorso dell’On. Prof. A. De Viti De Marco del 19 aprile 1925 dal titolo Antonio Vallone, Galatina 1925. Si tratta dell’orazione funebre tenuta a Galatina il 19 aprile 1925, a pochi mesi dalla morte di Vallone, in occasione dello scoprimento della lapide a lui dedicata, che ancora oggi è visibile, come si è detto, nell’ingresso del Palazzo della Cultura.
Passano gli anni e di Antonio Vallone sembra non parlare più nessuno. Ma la vita di certi personaggi che hanno lasciato una traccia è spesso di natura carsica. Ed ecco che nel 1972 Aldo Vallone dà alle stampe il Contributo alla storia del meridionalismo repubblicano in Puglia: Antonio Vallone, Bari 1972. È il primo studio sistematico della figura di Antonio Vallone, di cui si mette in luce non solo l’opera meritoria a favore della città e della Puglia in generale, ma anche il suo approccio politico di fervente repubblicano.
Questo approccio allo studio del Vallone viene ripreso da Giuseppe Virgilio nell’Annuario 1983-1984 del Liceo Scientifico Statale “Antonio Vallone” Galatina, Grafiche Panico, Galatina 1985, pubblicato nel decennale dell’istituzione e per l’intitolazione del Liceo Scientifico ad Antonio Vallone. Virgilio vi pubblica il saggio Il meridionalismo moderno di Antonio Vallone (pp. 7-27), saggio che subisce una revisione e un approfondimento nel successivo Antonio Vallone meridionalista e repubblicano, I libri del Corriere, Galatina 1987. Il volumetto contiene, dopo l’introduzione di Carlo Caggia dal titolo Laicità, la relazione tenuta da Virgilio, alla presenza delle autorità, la sera del 1° aprile 1985, nel Teatro “Cavallino Bianco”, in occasione della intitolazione del Liceo Scientifico ad Antonio Vallone. In quel giorno venne anche scoperta una lapide a lui dedicata nell’atrio del suddetto Liceo. Contestualmente, la famiglia Vallone, nella persona di Nicola Vallone, donava alla Biblioteca del Liceo, che tuttora la conserva, la tesi di laurea in Fisica di Antonio Vallone, dal titolo Nuovo metodo per la ricerca della capacità induttiva specifica dei corpi dielettrici. Nota dell’ing. Antonio Vallone, Napoli 1886.
Fin qui siamo nell’ambito delle pubblicazioni che, in diversa misura, soprattutto quando sono condizionate dall’occasione celebrativa, restituiscono un’immagine del Vallone piuttosto edulcorata, quasi di padre della patria e fondatore della città novecentesca. Bisognerà attendere ancora qualche anno per avere un ritratto a tutto tondo di Antonio Vallone, inquadrato storicamente nel suo tempo e studiato in modo critico su documenti di prima mano. Mi riferisco a Michele Romano, Antonio Vallone (1858-1925): un deputato meridionale nell’Italia liberale. La politica, gli “amici”, i “nemici” e i “clienti”, in “Itinerari di ricerca storica” XII-XIV, 1998-2000, Congedo Editore, Galatina 2000, pp. 145-196; studio poi ripreso e inquadrato nell’ambito della Storia di una famiglia borghese con sottotitolo I Vallone di Galatina (secc. XVII-XX), Franco Angeli, Milano 2003. Si legga in particolare il capitolo 5 (pp. 156-222) intitolato Le esperienze politiche dall’età giolittiana al fascismo, in cui Romano racconta la carriera politica di Vallone fino al fascismo, ovvero fino al momento storico ch’egli definisce la fine del “predominio interclassista valloniano”. (Nota a margine: tutte le pubblicazioni fin qui citate sono consultabili nella Biblioteca del Liceo Scientifico e Linguistico “Antonio Vallone”).
Ripenso al calzolaio di Via Luce, di cui mi parlava mio padre, tanti anni fa. Stanco di riparare le scarpe dei suoi clienti, solleva lo sguardo alla parete di fronte, e Antonio Vallone sembra sorridergli sotto i suoi lunghi baffi bianchi: un sorriso “interclassista”, rassicurante, paterno, foriero di speranze e d’una vita migliore, che l’artigiano avrebbe ritrovato nel volto buono del busto valloniano nella Società operaia, a sera, dove avrebbe trascorso con gli amici il poco tempo libero rimastogli dopo un’intensa giornata di lavoro.
E così Antonio Vallone è giunto fino a noi…
La sua vita post mortem sta per compiere un secolo: vi par poco?
[Una versione rielaborata e approfondita di questo articolo puoi leggere cliccando qui: Antonio Vallone e il calzolaio di Via Luce; oppure nel video Gianluca Virgilio, Antonio Vallone e il calzolaio di Via Luce]