Taccuino di traduzioni 9. Barthes, Sebald, Berger (quattro non-traduzioni)

di Antonio Devicienti

AVVERTENZA: questi testi sono un “esperimento”: ho provato a tradurre un brano in prosa che amo in modo particolare non solo in italiano, ma anche… in versi.
Con il ritmo e il passo della scrittura necessariamente differenti da quelli della prosa ho cercato di suggerire uno stato d’animo, una postura del pensiero, ho provato, anche, a scrivere un mio testo in poesia fortemente ispirato alle parole e alle movenze di pensiero di un autore infinitamente più grande e più capace di me; non nascondo che mi seduceva anche l’idea di una traduzione meno vincolata e virata sull’impatto emotivo del testo originale.

1. SCRITTURA E PALPEBRA

(da Roland Barthes, L’empire des signes)

Pochi tratti
(arbitrari, sì, ma
ordinati e regolari)
a tracciare il pittogramma;
densa la linea
avviata a pieno pennello –
assottigliarsi, poi, curvare:
suo svanire.

L’occhio: come a cominciare
a pieno pennello sull’angolo interno –
rovesciarlo poi
ellittica fenditura
a chiudersi come curvando verso la tempia
(è come foglia, come virgola d’inchiostro:
doppia curva rovesciata
e gli orli affrontati).

Occorre una vita intera
per imparare quell’unico gesto
che
sa
tracciare
il cerchio sublime!

Les quelques traits qui composent un caractère idéographique sont tracés dans un certain ordre, arbitraire mais régulier; la ligne, commencée à plein pinceau, se termine par une pointe courte, infléchie, détournée au dernier moment de son sens. C’est ce même tracé d’une pression que l’on retrouve dans l’oeil japonais. On dirait que le calligraphe anatomiste pose à plein son pinceau sur le coin interne de l’oeil et le tournant un peu, d’un seul trait, comme il se doit dans la peinture alla prima, ouvre le visage d’une fente elliptique, qu’il ferme vers la tempe, d’un virage rapide de sa main; le tracé est parfait parce que simple, immédiat, instantané et cependant mûr comme ces cercles qu’il faut toute une vie pour apprendre à faire d’un seul geste souverain.

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