di Benedetta Vincenti
Riassunto. Il presente saggio mette a confronto le pratiche di esclusione e segregazione della popolazione ebraica in Spagna, che culminarono con la creazione del Tribunale dell’Inquisizione, e i metodi di repressione e condanna attuati nella Russia del XV secolo per combattere l’eresia della setta dei Giudaizzanti, considerata una sorta di equivalente dell’eresia diffusasi all’interno della Penisola Iberica.
Abstract. This essay compares the practices of exclusion and segregation of the Jewish population in Spain, which culminated in the creation of the Tribunal of the Inquisition, and the methods of repression and condemnation implemented in 15th-century Russia to combat the heresy of the Judaizing sect, considered a sort of equivalent of the heresy that had spread within the Iberian Peninsula.
- Introduzione
Già prima dell’invasione dei popoli germanici, nella Penisola Iberica esisteva una comunità ebraica. L’arrivo dei barbari non modificò la loro cultura e le loro tradizioni, che furono messe in discussione solo nel momento in cui i Visigoti si convertirono al Cattolicesimo, nel 589 d. C., e diedero avvio alla persecuzione degli ebrei. Successivamente, l’imperatore bizantino Eraclio, che controllava una parte dei territori spagnoli, emanò un decreto di espulsione degli ebrei, in accordo con il re visigoto Sisebuto, dando loro la possibilità di convertirsi al Cristianesimo per evitare l’esilio. Quando il regno visigoto cadde e nella Penisola iniziò la dominazione islamica, i musulmani stabilirono dei criteri di condotta sociale per gli ebrei attraverso i cosiddetti estatutos de vileza[1]. La presenza ebraica fu di notevole importanza durante la Reconquista, poiché l’assenza tra i cristiani di medici, amministratori e viticoltori si tradusse in un’attiva partecipazione degli ebrei, che si estese anche all’ambito culturale della Scuola dei Traduttori di Toledo, patrocinata dal re Alfonso X. Di conseguenza, dal XIII secolo si stabilì un certo regime di tolleranza verso gli ebrei, i quali ottennero la protezione reale grazie ai servigi resi, pur rimanendo al margine della società.
Nonostante ciò, una vera e propria rottura si verificò nel 1492 con l’ordine reale di espulsione dai territori di Castiglia e Aragona. Con tale decreto, i Re Cattolici, influenzati anche dall’ascendente del frate Tomás de Torquemada, determinarono una separazione tra cristiani ed ebrei, costringendo questi ultimi ad abbandonare la Penisola qualora non si fossero convertiti al Cristianesimo[2].