di Paolo Vincenti
Daniela Di Maggio pare sconcertata per lo sconto di pena concesso all’assassino di suo figlio, Giovan Battista Cutolo, per gli amici “Giogiò”, valente musicista napoletano ucciso a soli 24 anni con tre colpi di pistola in pieno centro a Napoli, il 31 agosto 2023. La madre coraggio si mostra molto scettica sul presunto ravvedimento dell’assassino. Giogiò era intervenuto per sedare una violenta lite nella quale era coinvolto un suo amico. Gli altri due ragazzi, entrambi minorenni, per ritorsione, sono ritornati da Giogiò ed uno dei due gli ha sparato in faccia. Virtuoso del corno, aveva suonato nell’orchestra di San Remo e su quel palco sarebbe tornato se non fosse stato trucidato. Sul palco di Sanremo 2024 è comparsa invece la mamma, Daniela Di Maggio, la quale, intervistata da Amadeus, ha reso una toccante testimonianza. Dopo Sanremo, la donna è stata ospitata da molte trasmissioni televisive e il suo è diventato una caso mediatico suscitando conseguentemente molto clamore. Giogiò era quello che si dice un bravo ragazzo, vittima forse del suo grande altruismo, della sua generosità schietta e un po’ incosciente. Il ministro dell’Interno Piantedosi ha conferito ai genitori di Giovanbattista Cutolo la medaglia d’oro al valor civile alla memoria. La signora Di Maggio sta conducendo ora una battaglia di legalità, contro le devianze giovanili e contro le armi in mano ai bambini. Si sta anche impegnando per una legge che porti il nome di suo figlio.
Il centro storico di Napoli è in mano alla criminalità. Ne sa qualcosa l’altra madre coraggio, Maria Luisa Iavarone, il cui figliolo, Arturo, fu quasi ucciso da una baby gang alcuni anni fa, sempre in pieno centro a Napoli. La Iavarone, che insegna Pedagogia all’Università Partenope, ebbe una notevole visibilità mediatica in seguito al drammatico fatto di cronaca, tanto che le venne offerta una candidatura alle politiche del 2018 ma la donna ha rifiutato. Onore al merito di questa insegnante, che ha condotto una strenua campagna televisiva contro la criminalità giovanile, utilizzando i mezzi che le si confanno, essendo una competente pedagogista. Ma è stata persino osteggiata dalla classe dirigente partenopea che vedeva in lei una “rompiscatole”, forse per quella sua troppo ostinata volontà di dare battaglia a quel cancro di Napoli che è la camorra. Gli intellettuali, invece di prendere posizione e appoggiare la docente, l’hanno ignorata, o per incuria, quindi per ignavia e indifferenza, o deliberatamente, quindi in malafede.
A Napoli regna l’anarchia e nella lotta manichea fra bene e male nessuno vince e nessuno perde. La città galleggia così fra queste due spinte contrapposte, ma nel menefreghismo, nell’acquiescenza, nel lassismo diffuso trova terreno fertile l’illegalità. Il cono del Vesuvio si staglia maestoso su questo stato di cose, sulle devastazioni della criminalità, sui conflitti intestini, sulle frammentazioni di questa splendida e martoriata città. L’“oro di Napoli”, per dirla con Marotta, c’è sempre ma il suo brillio rischia di essere oscurato da quello del rame rosso che, stando al numero crescente di furti, sembra divenuto ormai un business milionario e nel mercato illegale e clandestino delle mafie vale più dell’oro stesso.