Soltanto nel 1975, fu possibile iniziare ricerche archeologiche scientifiche, nel sito di Torre S. Giovanni, sbocco al mare della città messapica, nell’ambito dell’accordo di collaborazione scientifica tra l’École Française di Roma, La Scuola Normale Superiore di Pisa e l’Università di Lecce. Fu Cosimo Pagliara a suggerire il luogo dove iniziare gli scavi, nell’area del Faro, dove erano riconoscibili resti di strutture e strati che facevano ipotizzare una lunga frequentazione, dall’età preromana al Medioevo. E le due campagne videro la presenza, accanto a chi scrive ed a Pagliara, di studiosi importanti, archeologi dell’ École, come Jean-Paul Morel e Agnès Rouveret e storici della Normale pisana come Mario Lombardo; ad essi volle aggiungersi Renè Van Compernolle, dell’Università di Bruxelles, noto per suoi studi sulla colonizzazione greca in Italia meridionale e in Sicilia. In questa occasione Zecca volle mostrarci le lastre della “Tomba dell’Atleta”, che ancora recavano tracce di pittura, nonostante giacessero abbandonate nel giardino del Chiostro, esposte alle intemperie che già avevano cancellato tracce importanti delle figure presenti specialmente sulle lastre superiori di chiusura della tomba. Con stupore riconoscemmo parti di un gallo e poi di una trozzella; come nella “Tomba del Tuffatore” a Paestum, “lo sguardo” dell’individuo sepolto si rivolgeva alle immagini dipinte all’interno della lastra di copertura. Agnès Rouveret, che allora iniziava a studiare, insieme ad Angela Pontrandolfo, le pitture delle tombe pestane, dedicò a queste pitture ugentine un articolo molto interessante (A. Rouveret, Les oiseaux d’Ugento, in L’Italie préromaine et la Rome républicaine. I. Mélanges offerts à Jacques Heurgon (Publications de l’École Française de Rome, 27, Roma 1976, pp. 927-945). Anche grazie a questa pubblicazione ed alle nostre richieste di salvare le lastre dipinte, la Soprintendenza ne allestì l’esposizione in un angusto locale, immediatamente a sinistra dell’ingresso al Museo. Era impossibile osservarle agevolmente, ma almeno era al riparo dalle piogge!
Dopo l’esperienza di Torre S. Giovanni si potè avviare un’azione di maggiore presenza scientifica sull’area ugentina, anche se i decenni successivi furono segnati da una fortissima espansione edilizia alla quale il nuovo Ufficio Staccato della Soprintendenza, finalmente creato a Lecce, cercava di far fronte, per evitare la distruzione dei contesti archeologici. Purtroppo il funzionario responsabile dell’Ufficio perseguì ostinatamente il rifiuto di ogni collaborazione con le Università e gli Enti di ricerca, con il risultato di ostacolare la circolazione dei dati emersi nel corso degli scavi di emergenza, impedendo in tal modo di attivare una efficace strategia di tutela del patrimonio archeologico.
Nonostante questo fattore negativo, con la istituzione a Lecce, nel 2000, dell’IBAM-Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali, da parte del CNR- Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’attenzione dei ricercatori su Ugento non si interruppe, anzi, grazie anche all’impegno culturale di giovani amministratori come Massimo Lecci, potè fare riferimento anche agli archeologi del nuovo Istituto, in primis Giuseppe Scardozzi. Attraverso gli innovativi strumenti della moderna topografia archeologica, fu quindi possibile realizzare, nel 2007, la Carta Archeologica informatizzata di Ugento. L’Amministrazione Comunale, con il Sindaco Eugenio Ozza, innovando radicalmente rispetto alla precedente gestione, accolse la Carta nel Piano Regolatore, ponendo il vincolo di inedificabilità sulle aree di interesse archeologico, almeno su quelle che erano scampate alla cementificazione.
Agli inizi del nuovo secolo ogni sforzo fu compiuto per richiamare l’attenzione sulla necessità di valorizzare il Museo Archeologico e, nel 2002, l’occasione venne con l’allestimento della Mostra Klahoi Zis. Il culto di Zeus a Ugento. Il Soprintendente Giuseppe Andreassi aveva concesso di esporre a Ugento il celebre bronzo arcaico, nel periodo in cui il Museo Archeologico di Taranto rimaneva chiuso a causa del nuovo allestimento. Fu questa un’opportunità unica, anche per il risalto mediatico ottenuto, per raccontare ai cittadini del Salento le vicende della straordinaria scoperta e venne anche realizzata la copia che attualmente è esposta nel Museo. Peccato che, oggi, la statua ugentina, in tutti questi anni collocata al centro della più importante Sala del MArTA, sia stata spostata in un angolo, contro un fondale color bronzo che contribuisce a renderlo ancora meno visibile, per far posto al gruppo in terracotta di Orfeo e le Sirene, restituito dal Getty Museum (USA), attribuito “d’ufficio” all’arte di Taranto, nonostante che su quest’opera aleggino pesanti dubbi di autenticità.
La Mostra Klahoi Zis costituì anche l’occasione per ottenere un importante finanziamento, che permise di realizzare il Progetto di restauro dell’antico Convento e di riallestimento del Museo, elaborato dall’architetto Roberto Bozza, un amico troppo presto scomparso. Collaborare con lui fu, per chi scrive, una grande gioia, per la stima reciproca e anche per il suo modo di sdrammatizzare, con una battuta scherzosa, anche le situazioni più difficili. Fu realizzata la copertura del chiostro in modo da poter esporre in modo adeguato la “Tomba dell’Atleta” e il suo eccezionale corredo di oggetti. L’inaugurazione del Nuovo Museo Archeologico di Ugento ebbe luogo il 17 luglio del 2009 e fu una grande occasione di festa alla quale parteciparono, insieme al Sindaco Eugenio Ozza, al Vice Sindaco Massimo Lecci ed ai rappresentanti del Ministero dei Beni Culturali, personalità della politica e della Cultura, come il Sottosegretario Alfredo Mantovano, il Presidente della Provincia Antonio Gabellone, il Rettore di UniSalento Domenico Laforgia.
Con alterne vicende si giunge oggi alla realizzazione di un Progetto di riqualificazione del Museo, adeguandolo alle nuove esigenze di funzionalità dell’edificio e di comunicazione dei suoi tesori ad un vasto pubblico, grazie al Finanziamento PNRR. Il presente Catalogo, curato con mano sicura da Maria Piera Caggia e Giuseppe Scardozzi, costituisce uno degli strumenti che permetteranno al Museo di Ugento di svolgere il ruolo che gli compete nella crescita culturale del Salento. Insieme ai Musei e Parchi Archeologici, frutto dell’impegno di studio e della collaborazione tra gli Enti della tutela ed i Poli di ricerca (Università e CNR) perseguiti in questi ultimi decenni a Castro, Muro Leccese, Vaste, Cavallino, Rudiae e in altri siti, potremo raccontare ad un pubblico, sempre più vasto, la storia della Messapia, la Terra di Mezzo fiorita in antico tra i mari Ionio e Adriatico.
Lecce, 21 luglio 2024
[Presentazione, in M.P. Caggia, G. Scardozzi (a cura di), Il Nuovo Museo Archeologico di Ugento, Lecce 2024, pp. 7-9.]