di Rocco Orlando
Nella Basilica del Santo a Padova esiste un orologio che padre Zaramella (1927-2003) così descrive nel suo articolo “L’orologio che parla in esametri“:“Uno degli angoli più caratteristici della Basilica è quello tra l’entrata in sacrestia e l’entrata in campanile. La parete in alto è occupata quasi totalmente da un grandissimo e bellissimo orologio originale, di non facile lettura, almeno a prima vista, perché di lancette invece di due, ce n’è una sola, non perché l’altra sia stata rubata o rotta, ma perché l’orologio è stato concepito così: l’unica lancetta segna le ore e tra ora e ora i minuti: 11; 11,15; 11,30; 11,45; 12 […]. Pare che funzioni molto bene, è l’orologio del campanile. Di solito le ore del campanile si sentono meglio a distanza che da vicino, però si vedono solo se ci si trova sul piazzale della chiesa. Qui invece le ore si vedono solo se si entra in chiesa e ci si apposta in quell’angolino dell’ambulacro. Ha il vantaggio che, essendo all’interno, non è soggetto alle intemperie, è bello, a colori, ed artisticamente valido; si ricarica ogni giorno alle ore 15, 15 e 18,15. Nella circonferenza esterna splendono d’oro i segni zodiacali; al centro sorride il bel faccione del sole con una densissima raggiera. Il Casanova 1 sotto l’orologio ha dipinto due angeli cardinali in volo orizzontale, che mostrano la scritta programmatica per tutto il creato “Sicut in caelo et in terra”. Sopra l’orologio ha dipinto un vegliardo, il Creatore, che dopo aver lanciato nell’immensità le sue creature, le regge e governa con saggezza; ai lati dell’Eterno Padre la terra e la luna […]. Ai lati, sempre sopra l’orologio e ai fianchi […] delle strisce volanti, contorte ed agitate dal vento… e le parole scrittevi sopra non sono di facile lettura”.