Nuove segnalazioni bibliografiche 33. Visioni eterodosse della poesia salentina

Sono precisamente questi i cinque poeti di cui Giorgino si occupa nel suo lavoro critico e nell’ordine in cui li ho appena citati. Naturalmente, nella selezione del critico non c’è nessun intento esaustivo, poiché non sono pochi i poeti salentini degni di nota: Giorgino lo sa e lo dice anche nell’Introduzione, enumerandoli nella nota 3, pp. 9-10. I cinque varranno, dunque, come rappresentanza di una più folta compagnia, che certamente ci certifica della grande vitalità e della diffusione della pratica poetica nel Salento.

Dei cinque poeti Giorgino ricostruisce l’opera e la fortuna critica, ognuno con una sua personalità ridefinita come in altrettanti medaglioni. Il lettore ha modo così di entrare nei diversi laboratori poetici e, nello stesso tempo, di seguire il dibattito critico che ha accompagnato nel tempo il lavoro di ciascun poeta. Ogni autore con una sua fisionomia, certo, eppure tutti e cinque uniti da quelle che Giorgino chiama le loro “visioni eterodosse, prerogativa (però non esclusiva) degli eccentrici, degli eslege, degli appartati…” (p. 9). Il che ci dà ragione dell’aggettivo presente nel titolo: eretico, appunto; il quale aggettivo qualifica il sostantivo del medesimo titolo: barocco, “inteso – scrive il critico – ovviamente in senso più ampio come atteggiamento estetico contrapposto al classico; e inteso in senso “ambientale”, cioè come spirito de luogo, genius loci: un barocco “indossato”, nei loro versi, come una maschera, rigogliosa di efflorescenze, che nasconde la vacuità e caducità del reale, e sembra riflettere,  a livello espressivo e figurale, l’oltranza decorativa che informa alcune mirabili architetture del loro territorio di appartenenza.” (pp. 11-12). Il lettore pensi a Santa Croce o al complesso architettonico del Duomo di Lecce, per avere un chiaro riferimento visivo.

Insomma, Comi, Carrieri, Bodini, Pagano, Bene, cinque eretici barocchi, il che basterebbe a spiegare la loro sostanziale irricevibilità nel canone nazionale che ha sempre preferito il classico al barocco, almeno per ciò che riguarda i programmi d’insegnamento scolastico. Occorre insistere, come fa da molti anni il su menzionato “agguerrito manipolo di specialisti” leccesi (p. 10), a cui di diritto appartiene anche Simone Giorgino, che per decenni si sono spesi per il riconoscimento di Una linea meridiana della poesia italiana del Novecento, come recita il sottotitolo del libro, che non escluda il Salento dalle vie maestre della letteratura nazionale ed europea.

Chiudono il volume una ricca Bibliografia e l’Indice dei nomi, entrambi utilissimi per chi voglia approfondire lo studio di questi poeti e per chi, dopo una prima lettura, voglia consultare l’opera in modo meno cursorio.

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