Finché trattiamo queste ‘regole infallibili’ alla stregua di un divertissement, per appagare la nostra curiosità, e anche un po’ la naturale vanità personale (come succede, per molti, con i tanti oroscopi, che rappresentano un’altra inossidabile tentazione e magia), allora si può stare tranquillamente al gioco. Ma pensare che ci siano addirittura delle ‘scorciatoie’ per la felicità – come lasciano intendere a bella posta alcuni annunci o inviti, di natura pubblica o privata – beh, la cosa comincerebbe davvero a puzzare d’aceto…
Mi riferisco, naturalmente, alle varie ‘proposte esclusive’ e alle innumerevoli ‘offerte irripetibili’ che, in pieno terzo millennio, imbonitori di ogni genere, con qualsiasi mezzo, continuano a propinarci per il loro esclusivo tornaconto. Sbandierando – com’è sempre purtroppo accaduto, fin dai tempi più antichi – suggestive quanto rarissime se non impossibili vincite milionarie al gioco oppure miracolistici successi in amore, in famiglia, nell’ambito del proprio lavoro, o dovunque, purché sia.
Per non dire di alcuni sogni davvero proibitivi, proposti da volpini ‘benefattori dell’umanità’, costantemente a caccia di poveri sprovveduti da beneficare (…“La madre dei fessi è sempre incinta” recita, intanto, un beffardo proverbio) come i classici “20 chili di meno in venti giorni”, garantiti (!) a tutti gli obesi di bella stazza da improbabili dietologi auto-referenziati (tramite regolare accettazione con firma del modulino di conferma, e comodo bonifico anticipato). Oppure (sempre a fronte di un generoso contributo): “Come diventare in pochi mesi più belli, più snelli, con gli occhi azzurri, e perfino più alti di venti o trenta centimetri, senza ausilio alcuno di tacchi, protesi, appendici o supporti artificiali”. E infine (ma la scelta e la casistica sarebbe ancora ben più vasta), “come arricchirsi in 1 ora investendo poche decine di migliaia di euro in affari da mille e una notte” (salvo a passare poi disperatamente mille e una notte in bianco, collassati per l’inevitabile dissolvenza del malloppo investito e volatilizzato nel nulla… Ogni riferimento alle note recenti vicende di alcuni istituti bancari nostrani è puramente voluto.
Diffidate delle regole infallibili per l’Anno Nuovo, dunque.
E degli insospettabili maghi e illusionisti che si celano abilmente intorno a noi. Essi possono apparire dal nulla e nel nulla scomparire. Come nelle favole. Ma senza lieto fine.
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Per il lieto fine, invece, e per un ancora più lieto inizio, mi farò dono – facendolo naturalmente anche a voi – di uno dei brani più belli del sempre magnificentissimo Dialogo di un Venditore d’almanacchi e di un Passeggere scritto da Giacomo Leopardi nel 1832. Se avete un po’ di tempo e voglia cercatelo nelle Operette morali eleggetelo per intero, con giusta calma e sicuro piacere.
L’occasione è ben nota. Incontrando casualmente un Venditore d’almanacchi e lunari per le strade di una città (forse Roma o forse Firenze), un Passeggere intavola con questi un curioso colloquio, da cui sortiscono intense, e spesso anche ironiche, riflessioni. Ascoltiamoli entrambi.
Venditore: – Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi… Bisognano, signore, almanacchi? Passeggere: – Credete che sarà felice quest’anno nuovo? V.: – Oh, illustrissimo, sì, certo! P.: – Come quest’anno passato? V.: – Più più assai. P.: – Come quello di là? V.: – Più più, illustrissimo. P.: – Ma come qual altro? Non vi piacerebb’egli che l’anno nuovo fosse come qualcuno degli anni ultimi? V.: – Signor, no. Non mi piacerebbe… P.: – Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice? V.: – No in verità, illustrissimo. P.: – Eppure la vita è una cosa bella. Non è vero? V.: – Cotesto si sa. P.: – Oh, che vita vorreste voi, dunque? V.: – Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz’altri patti. P.: – Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell’anno nuovo? V.: – Appunto. P.: – Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest’anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d’opinione che sia stato più o di più peso il male che gli è toccato che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?… V.: – Speriamo…
Così speriamo anche noi. Alla prossima.