di Antonio Montefusco
Nel 1926, Piero Gobetti riparava già a Parigi, malmesso, ma continuava a seguire, anche grazie alla moglie Ada, i suoi progetti editoriali in Italia. Il giovane Natalino Sapegno, conosciuto a Torino prima della laurea, collaborava attivamente da tempo a questi progetti, e con il celebre Resoconto di una sconfitta (1924) aveva dato il suo contributo decisivo richiamando alle sue responsabilità il mondo intellettuale italiano, preda di un vuoto di azione dopo la fine della guerra e incapace di riconoscere in Croce la guida più coerente e sistematica. Questo saggio doloroso mette sul tappeto, con toni che ricordano il Tronti degli anni ’80 e ’90, i temi che agitavano la nuova generazione nel periodo terribile tra la marcia su Roma e il 1926, quando l’inquieto giovane Gobetti moriva dopo che le leggi fascistissime avevano ridisegnato le istituzioni senza quasi trovare resistenze. Proprio nel 1922 il giovane aostano Natalino aveva discusso a Torino una tesi di laurea sulla poesia del frate francescano radicale Iacopone da Todi con il professor Vittorio Cian, esponente di lungo corso della gloriosa scuola storica nonché sfidante a duello dell’antifascista Gobetti dopo che quest’ultimo aveva chiarito sul suo giornale che il regime non si sconfiggeva coi giochi parlamentari. A chiusura di questo cerchio intensamente politico e personale, Sapegno pubblicò per le edizioni del Baretti, appena dopo la morte dell’editore, una versione rivista della tesi di laurea di quattro anni prima.