Inchiostri 131. Terzo inchiostro romano

di Antonio Devicienti

Roma l’affido tutta alla sapienza musicale di Giacinto Scelsi.

Nella casa di Via San Teodoro 8 di fronte al Palatino le mattinate s’inarcavano esploratrici di suoni. La luce romana, calda di per sé, ma ancora di più se riflessa sull’opus tessellatum di muri antichissimi, raggiungeva i tasti del pianoforte, le bobine del nastro magnetico che serbavano poi traccia delle composizioni concepite ed eseguite sullo strumento.

Il vuoto s’installava nella mente per accogliere il mondo trasformandolo in suoni.

A Roma può accadere: ci si affaccia su di uno spazio vertiginoso di luce (può essere il Campidoglio dalla parte dei Fori, il Pincio sul versante di Piazza del Popolo) e il balzo dello sguardo è vuoto nella mente, ospitalità per il mondo che, fluendo, riverbera di suoni, colori, nomi.

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