Appartiene a Franco la poesia; la coltiva da sempre “in quest’adusta terra” nostra, una poesia soprattutto ”aperta all’impegno sociale”; egli ritiene infatti che diversamente “non si possa oggi poetare” e allora la poesia viene in soccorso. “Bruciano le parole come sale” su ferite vive, tante in questo tempo nostro.
Bruciano le parole, ma i poeti sanno – e Franco Melissano è poeta – che d’un tratto “eromperà/ vivida la parola/ che come lieve refolo/ si leverà lontano”.
Andrà a dare forza alle “vecchie bandiere lacerate”, sarà compagna d’un gabbiano e d’un pescatore solitario, consolerà il corpo martoriato d’un ulivo, vecchio gigante buono, e rinasceranno col volo degli aquiloni speranze ancora.
Ma certo che sarà così, a patto che ascolteremo ancora la voce della “strana genia, quella dei poeti”, che regala “il seme delle stelle” al profumo di gelsomini… dall’atrio del Liceo Capece all’adusta terra nostra ed è poesia.
Grazie d’esistere, Franco.