Le balle virali hanno così successo perché a volte la verità ci annoia, le bufale invece no, come sostiene Azzurra Noemi Barbuto[3]. A volte le bufale sono marchiane e quindi subito smascherabili. A volte hanno un certo margine di aderenza alla realtà e allora è più insidioso riconoscerle, ci si potrebbe cascare. In effetti spesso è labile il confine fra vero e verosimile. L’intelligenza artificiale gioca proprio su questa ambiguità per costruire le sue false notizie massimizzando le dinamiche di credibilità di un fatto e arrivando ad aggredire un pubblico sempre più vasto. Gli imprenditori del web e i creator digitali devono essere molto bravi e preparati per costruire falsi scoop che siano credibili e possano portare degli introiti. Più boccaloni si riescono a raggiungere sulla rete, tanto più salgono i profitti.
La storia è piena di fake news, da ben prima che esse si chiamassero così. Ma difendersi è possibile, educando al pensiero critico. «Bisogna stare attenti però a non considerare il pensiero critico in modo banale, come purtroppo spesso accade. Il vero pensiero critico non è solo “intellettivio” ma anche soprattutto “affettivo”. Solo quando la radice affettiva e sociale si intreccia con la dimensione intellettiva e culturale, il pensiero critico funziona. Altrimenti si risolve in uno scetticismo sterile che porta a diffidare di tutto e di tutti»[4]. Oggi tutti i paesi europei si sono dotati di una legislazione ad hoc, sia per smascherare la disinformazione sia per la protezione dei dati personali al fine di proteggere la nostra vita privata nell’era digitale. La normativa europea sulla privacy è molto stringente e prevede che sia dato il nostro permesso ad aziende ed enti per l’utilizzo dei dati personali e inoltre il diritto all’oblio per i dati stessi quando cioè si chiede che essi vengano cancellati. I vari provider sono così obbligati a deindicizzare le informazioni che siano lesive della privacy e del nostro onore e della rispettabilità. Il regolamento è molto chiaro anche nella tutela dei dati, nel caso di furto o violazione di questi, nel divieto di esportare i dati sensibili e nelle severe pene per i trasgressori.
Tornando alla costruzione delle bufale, non si tratta
quindi un fenomeno incontrollabile. Basta vagliare i fatti, affidarsi ad
autorevoli e non prezzolati professionisti dell’informazione, consultare le
fonti, servirsi di agenzie di stampa ufficiali. La verità prima o poi verrà
fuori. Chiaro che il popolino sa essere sordo e cieco ed accontentarsi. Ma
basta elevarsi appena il minimo sindacale sopra la massa ottusa per capire.
Certo, l’isolamento e la grande solitudine in cui vive oggi la gente rende più
vulnerabili ed è facile restare intrappolati in quella gabbia di matti che è la
rete dei social. Ma basta un piccolo sforzo di volontà per venirne fuori.
[1] Giuseppe A. Verri, Fake news, le bugie cucite su misura, in «Il Messaggero», 15 maggio 2017, p. 17.
[2] Lino Patruno, Il guastafeste, in «La Gazzetta del Mezzogiorno», 16 settembre 2017, p. 17.
[3] Azzurra Noemi Barbuto, La verità ci annoia, le bufale invece no, in «Libero», 21 marzo 2018, p. 12.
[4] Gigli e Maddalena, Da Costantino al pianeta web. Quando l’informazione è falsa, in «Avvenire», 25 gennaio 2018, p. 7.